Ecclesiastico - 24

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


La sapienza descrive la sua origine, e le molte sue prerogative, e invita gli uomini a cercar lei, che tutto illustra colla splendore di sua dottrina.
1La sapienza si farà il suo elogio, e si darà onore in Dio, e si glorierà in mezzo al popolo di lui. 2Ella aprirà la sua bocca nelle adunanze dell'Altissimo, e si glorificherà al cospetto delle schiere di lui. 3Ella sarà esaltata in mezzo al suo popolo, e nella piena congregazione de' santi sarà ammirata. 4E laude riscuoterà dalla moltitudine degli eletti, e trai benedetti sarà ella pur benedetta, e dirà: 5Io uscii dalla bocca dell'Altissimo primogenita avanti a tutte le creature; 6Io feci nascer nel cielo una luce, che mai vien meno, e quasi con nebbia ricopersi tutta la terra: 7Negli altissimi cieli io posi mia stanza, e il mio trono sopra una colonna di nubi. 8Io sola feci tutto il giro del cielo, e penetrai nell'abisso profondo, camminai su' flutti del mare. 9E in ogni parte della terra posai il mio piede; 10E di tutti i popoli, e di tutte le genti ebbi l'impero: 11E de' grandi tutti, e dei piccoli soggiogai i cuori con mia possanza, e tra tutti questi cercai dove posarmi, e fisserò mia dimora nell'eredità del Signore. 12Allora il Creatore di tutte le cose ordinò, e parlò a me, e quegli, che mi creò stabilì il mio tabernacolo; 13E mi disse: abita con Giacobbe, e tuo retaggio sia Israele, e tue radici getta ne' miei eletti. 14Da principio, e prima de' secoli io fui creata, e per tutto il futuro secolo io sarò sempre, e nel tabernacolo santo esercitai il mio ministero dinanzi a lui. 15Così ferma stanza io ebbi in Sionne, ed anche la santa città fu il luogo del mio riposo, e in Gerusalemme fu la mia reggia. 16E gettai mie radici in un popolo glorioso, e nella porzione del mio Dio, la quale o il suo retaggio, e la mia abitazione fu nella piena adunanza de' santi. 17Mi alzai qual cedro sul Libano, e qual cipresso sul monte di Sion: 18Stesi i miei rami come una palma di Cades, e come una pianta di rose in Gerico. 19Mi innalzai come un bell'ulivo ne' campi, e come platano nelle piazze presso delle acque. 20Qual di cinnamomo, e di balsamo aromatico spirai odore, soave odore spirai come di mirra eletta. 21E riempici la mia abitazione di odoriferi vapori come di storace, di galbano, e di oniche, e di lagrima, e di incenso non espresso per incisione, e il mio odore è come il balsamo non misturato. 22Io distesi i miei rami qual terebinto, e i miei rami son pieni di onore, e di grazia. 23Io come la vite gettai fiori di odor soave, e i miei fiori sono frutti di gloria, e di ricchezza. 24Io madre del bell'amore, e del timore, e della scienza, e della santa speranza. 25In me ogni grazia (per conoscer) la via della verità: in me ogni speranza di vita, e di virtù. 26Venite a me voi tutti, voi, che siete presi dall'amore di me; e saziatevi de' miei frutti; 27Perocché dolce è il mio spirito più del miele, e la mia eredità più del favo del miele: 28Memoria di me si farà per tutta la serie de' secoli. 29Color, che mi mangiano, hanno sempre fame, e color che mi bevono han sempre sete. 30Chi ascolta me, non avrà mai da arrossire, e quelli, che per me operano, non peccheranno. 31Coloro che mi illustrano, avranno la vita eterna. 32Tutte queste cose contiene il libro della vita, che è il testamento dell'Altissimo, e dottrina di verità. 33Mosè intimò la legge della giustizia, eredità della casa di Giacobbe colle promesse fatte ad Israele. 34Dio promise a Davidde suo servo di far nascere da lui il Re fortissimo, che dee sedere sopra trono di gloria in sempiterno. 35Il quale di sapienza ridonda come il Phison, e come il Tigri nella stagione de' nuovi frutti. 36Egli spande una piena di intelligenza come l'Eufrate, e più, e più cresce come il Giordano in tempo di mietitura. 37Egli la scienza sparge come la luce, e allaga come il Gehon nel tempo della vendemmia. 38Egli il primo la ha conosciuta perfettamente; e chi è men forte non la comprende. 39Imperocché più del mare sono vasti i suoi pensieri, e i suoi consigli son più profondi del grande abisso. 40Io la sapienza versai de' fiumi. 41Io come canale di acqua immensa derivata dal fiume; e come una diramazione dal fiume, e come un condotto di acque sgorgai dal paradiso: 42Io dissi: Innaffierò il giardino delle mie piante, e darò acqua a sazietà ai frutti del mio prato. 43Ed ecco che il mio canale o divenuto assai gonfio, e il mio fiume sta per essere un mare; 44Perocché come (fa) la luce del mattino, tal è il lume della dottrina, che io porgo a tutti, e seguiterò ad esporre fino a' tempi rimoti. 45Penetrerò in tutte le ime parti della terra, getterò lo sguardo su tutti i dormienti, e illuminerò tutti quelli, che sperano nel Signore. 46Io tuttora spanderò dottrina come profezia, e la lascerò a quelli, che cercano la sapienza, e non cesserò di annunziarla a tutta la loro posterità fino al secolo santo. 47Osservate come io non per me solo ho lavorato, ma per tutti quelli, che vano in cerca della verità.
Note:

24,1-2:La sapienza si farà il suo elogio, ec. È qui introdotta la sapienza come una persona, e come una nobilissima e santissima matrona, la quale, quasi maestra di tutti gli uomini, gl'istruisce e gl'invita alla sua sequela, e perciò mette in bella vista le sue grandissime doti e prerogative. Questo luogo è simile a quello de' Proverbi cap. VIII., e a quello del libro della Sapienza VII. 24. 25. ec. VIII. I. 2. ec. il nome di sapienza è inteso qui generalmente e significa tanto la Sapienza increata, come la creata, e tanto la sapienza, che dicesi essenziale comune a tutte tre le persone divine, come la sapienza personale propria del Figliuolo unigenito del Padre, che è sapienza dello stesso Padre: alcune cose pertanto, che qui si leggono, convengono piuttosto alla sapienza increata essenziale, altre alla personale, al Verbo eterno, altre alla sapienza incarnata, al Figlio, il quale nel sen della Vergine fu fatto per noi sapienza da Dio, come parla l'Apostolo. Alcuni Interpreti però tutto questo elogio della sapienza riferiscono interamente a Cristo. Vedi Raban, Tirin. ec. Dopo adunque, che il Savio ha dato fin qui gran numero di precetti e documenti di sapienza, lei stessa fa venir fuora a parlare e a dimostrare quel che ella si è, e a celebrare se stessa, e a darsi onore in Dio, cioè a laude e gloria di Dio, e questi suoi ragionamenti ella li tiene nell'adunanza del popolo di Dio, nell'adunanza de' fedeli, i quali soli sono fatti degni di udirla, di conoscerla e di amarla: perocchè della vera sapienza, della vera virtù, della santità non sono capaci se non i fedeli: e questi ragionamenti ella li tiene al cospetto delle schiere di Dio, viene a dire di tutti gli spiriti celesti, di tutti gli Angeli, i quali alle adunanze de' fedeli si uniscono, e le orazioni e le laudi di essi presentano a Dio.

24,3-4:In mezzo al suo popolo, ec. Popolo di Dio e della sapienza, congregazione de' santi, moltitudine degli eletti, gente benedetta da Dio, tutte queste frasi significano il popolo fedele, che onora il vero Dio, e a lui è unito per la fede e per l'amore.

24,5:Io uscii dalla bocca dell'Altissimo, primogenita ec. La Sapienza increata uscì dalla bocca, cioè dalla mente di Dio, sendo generata prima di tutte le cose create, cioè ab eterno: dice, che usci dalla bocca, perchè come dalla bocca dell'uomo esce la parola dell'uomo, così dalla mente di Dio si formò, uscì la parola eterna sostanziale, onde è come se dicesse: io dalla mente di Dio uscii come verbo, cioè parola della mente di Dio: della mente di Dio io son prole. Queste parole pertanto più propriamente s'intendono della sapienza personale, del Figliuolo del Padre, generato ab eterno prima che alcuna creatura da Dio fosse fatta. Alcuni antichi in vece di ex ore lessero ex corde, la qual versione è una sposizione della prima ponendosi il cuore a significare la mente.

24,6:Io feci nascer nel cielo ec. Per la sapienza di Dio fu creata al principio del mondo la luce, che è quasi occhio, anima e vita dell'universo: e questa luce per un prodigio degno della potenza infinita non vien mai meno, non iscema, non patisce alterazione di sorta. E quasi con nebbia ricopersi ec. Gen. I. 2: le tenebre erano sopra la faccia dell'abisso. Copersi la nudità e deformità della terra quasi con velo di nebbia e di tenebre. Similmente in Giobbe XXXVIII.9. dice, che al mare e alla terra egli diede la nube per vestimento, e nella caligine lo rivolse come un bambino nelle sue fasce.

24,7:Negli altissimi cieli ec. Isai. LXVI.: il cielo è mia stanza, e la terra sgabello a' miei piedi. È il mio trono sopra una colonna di nubi. Allude alla celebre colonna, in cui Dio risedeva guidando gli Ebrei pel deserto, Exod. XIII. 21, ec. E simili espressioni sono frequenti ne' libri santi.

24,8-11:Io sola feci tutto il giro del cielo, ec. Con tutto quello che qui si dice, la Sapienza increata dimostra il suo pienissimo universale dominio, la sua possanza e la sua providenza nell'ordinare, disporre e conservare tutte le cose. Ella formò e ornò i cieli, e li tiene nell'ordine inalterabile, che ad essi assegnò: fece il mare, e gli diede sua stanza, ed ella sola a parte a parte il conosce con tutta quella immensa famiglia di natanti, che in esso dimorano, ed ella i suoi flutti preme col piede, e non permette loro di avanzarsi a soverchiare la terra. Ella si fe' vedere sopra la terra dandole stabilità e fecondità. Ma sopra tutto al mio dominio (dice ella) volli soggetti per loro gran bene tutti i popoli e le nazioni tutte, che abitano la terra: perocchè tutti gli uomini e grandi e piccoli al mio volere e alla potenza mia sono sempre soggetti, e di questa potenza feci ad essi sentire il peso quando a me furono disobbedienti.
E tra tutti questi cercai dove posarmi. Tra tutte queste nazioni, che a me son soggette, cercai un luogo, un popolo, in cui posarmi col mio amore e colla mia grazia, e far di lui mio diletto come di popolo saggio, pio e religioso: e mi elessi quello, che adesso si noma eredità del Signore, chiesa del Signore, e con esso io desiderai e determinai disarmi costantemente.

24,12:Allora il Creatore di tutte le cose ordinò, ec. La Sapienza, il Verbo del Padre si rappresenta in questo luogo come mandato dal Padre a intimare agli uomini le volontà dello stesso Padre: e queste volontà egli le intima a' posteri di Abramo e di Giacobbe. Nota, che non dice: mi ordinò e parlò a me; ma bensì: ordinò, e parlò a me, perchè il Figlio è eguale al Padre.
Quando io cercava un popolo ed una sede, il Padre mi stabili e mi assegnò un tabernacolo dov'io mi posassi: qual sia questo tabernacolo, si dice in appresso. Noterò, in primo luogo, che il vero senso di quelle parole: requievit in tabernacolo meo, è quello, che abbiamo dato nella traduzione: mi fe' riposare nel mio tabernacolo, stabili il mio tabernacolo; lo che apparisce evidentemente dal Greco e dal Siriaco, onde il requievit vale lo stesso che requiescere fecit con frase non inusitata presso gli stessi profani autori Latini. In secondo luogo quelle parole: quegli, che mi creò, non altro significano, se non: colui, che mi generò; ma rettamente e con gran senso è usata questa parola quando si parla del Figliuolo di Dio, come ve demmo cap. I. 4.

24,13:Abita con Giacobbe, ec. Dio assegna per tabernacolo alla Sapienza il popolo disceso da Giacobbe, il quale ebbe anche il nome di Israele; perocchè questo popolo fu la chiesa, cioè l'adunanza fedele eletta da Dio ad essere depositaria della fede, del culto, delle promesse; onde sta scritto: nella Giudea Dio è conosciuto: in Israele è grande il nome di lui, Ps. LXXV. I.; e questo popolo ebbe i profeti e gli oracoli di Dio contenuti ne' libri santi, e questo popolo fu sempre con ispecialissima providenza governato da Dio, e a lui fu mandato principalmente il Cristo, la Sapienza di Dio, che prese carne da una vergine del medesimo popolo. Tue radici getta ne' miei eletti. Abbi fermo e stabil possesso e governo di questo popolo.

24,14:Da principio, e prima de' secoli ec. Queste parole; prima de' secoli, spiegano la parola da principio, perchè la Scrittura chiama principio quello che era prima di ogni tempo, cioè l'eternità. La Sapienza, che fu generata ab eterno, e sussiste in eterno, nel tabernacolo e nel tempio Giudaico esercitò il ministero sacro e offerse a Dio sa crifizi per le mani de' suoi ministri, i Leviti e i Sacerdoti dell'ordine di Aronne.

24,15:Così ferma stanza io ebbi in Sionne, ec. Abitai stabilmente nel monte di Sion, dove fu il tabernacolo e di poi il tempio, e nella città santificata pel culto di Dio io mi posai, in Gerusalemme ebbi il mio trono. Nell'arca e sul propiziatorio, che eran prima nel tabernacolo fatto da Davidde, e furono dipoi nel tempio, diceasi, che Dio si posava, particolarmente perchè indi facea udir la sua voce rispondendo al pontefice, che lo consultava.

24,16:E gettai mie radici in un popolo ec. E come abitai sul Sion e in Gerusalemme, così ebbi ferma abitazione negli abitanti dell'uno e dell'altra, ond'essi sono popolo glorioso e porzione di Dio e retaggio di Dio; e colla piena adunanza de' santi (viene a dire de' fedeli a Dio consacrati) io feci dimora.

24,17-18:Mi alzai qual cedro ec. Per dare agli uomini un' idea di sua grandezza e bellezza e virtù, la sapienza paragona se stessa a varie piante, aromi ec. Parla in primo luogo del cedro, che è arbore il più grande e massiccio, che noi conosciamo, e veniva bene sul Libano come vi viene anche oggi giorno; in secondo luogo del cipresso nato su quel monte di Sion, che era di là dal Giordano, ed era una delle montagne di Hermon; terzo, della palma di Cades, luogo, che era nell'Arabia Petrea; ed è questa la prima volta ed unica, che si trovi rammentato questo luogo come fecondo di belle palme. Il Greco in vece di Cades ha Engaddi, intorno al qual luogo vedi Jos. XV. 62., I. Reg. XXIV. 2. Quarto, delle piante di rose di Gerico. Il cedro, pianta altissima e senza nodi, non è soggetta a corruzione, ha grati frutti e salutiferi, ed è molto odorosa. Il cipresso è annoverato tralle piante più belle, ed è sempre verde, e le sue foglie (dice Plinio) sono buone a vari incomodi di sanità, lib. XXIV. 5. La palma, pianta notissima e comune nella Giudea, è celebrata per la sua bellezza, per essere di lunghissima durata, per la natural qualità di tendere sempre all'alto, e per la esimia bontà de' suoi frutti. La rosa, regina de' fiori, non ha bisogno di altra descrizione: doveano avere qualche pregio particolare le rose, che nascevano nel territorio di Gerico; perocchè quanto a quelle, che sotto nome di rose di Gerico sono portate a' tempi nostri dalla terra santa, si dubita se sieno di quelle, che sono celebrate in questo luogo.

24,19:Mi innalzai come un bell'ulivo ec. Questa pianta, comune anch'essa nella Giudea è sempre fresca e verdeggiante, e dà un frutto infinitamente pregevole ed utile a molti bisogni, ed anche alla delizia dell'uomo. Come platano nelle piazze ec. il platano spande molto i suoi rami, e fa gratissima ombra perchè ha larghe foglie, onde nei paesi molto caldi riesce utilissimo a piantarsi nelle piazze per temperare il calore: egli ama le acque correnti.

24,20:Qual di cinnamomo, e di balsamo ec. Il cinnamomo, arboscello, di cui la scorza dava mirabile odore. Credesi mancata affatto questa pianta nella Giudea, come più non vi si trova il balsamo. La cannella ha molta somiglianza col cinnamomo.
Il balsamo della Giudea era famosissimo: a tutti gli odori si preferisce il balsamo conceduto alla sola Giudea ( dice Plinio lib. XII. 25 )... è più simile alla vite, che al mirto; la foglia si avvicina a quella della ruta, ma non casca giammai. S'incide la pianta col vetro, con un sasso, o con un coltello di osso, esce il sugo della ferita, ch'ei chiamano Opobalsamo, di esimia soavità, ma a piccole goccie. Dice balsamo aromatico, cioè fragrante, ed egli veramente è contato il primo fra gli aromi.
Come di mirra eletta. La mirra è un liquore odoroso che viene da una pianta dell'Arabia. Per mirra eletta s'intende quella, che cola naturalmente dalla pianta, che è detta stacte, ed è assai più pregiata dell'altra, che se ne tragge coll'incidere la scorza. il liquore cola a goccia a goccia, e dipoi s'indurisce. Serve alla medicina e a molte altre cose.

24,21:Come di storace, di galbano, ec. Lo storace è un liquore crasso e odoroso, che si cava da una pianta dello stesso nome. Il galbano è una resina odorosa di una pianta, la quale nella Siria diceasi Terula.
L'oniche, ovvero unghia odorosa, è la conchiglia di un pesce, il quale vivendo della spiga di nardo spira perciò un odore eccellente.
La lagrima è lo stacte, cioè la mirra, che cola naturalmente dalla sua pianta, come si è detto.
L'incenso è detto Libano, o piuttosto Libanote dai Greci con voce derivante dal nome Ebreo. Il più famoso incenso viene dall'Arabia, ed è più stimato quello che esce dalla pianta senza incisione. Notano gl'Interpreti come il galbano, l'oniche, lo stacte e l'incenso servivano a comporre il timiama, che si offeriva a Dio mattina e sera nel tabernacolo e nel tempio. Viene adunque a indicarsi in questo luogo, anzi a profetizzarsi come la stessa Sapienza (la quale a questi aromi si paragona) si offerirebbe un giorno. Dopo assunta l'umana carne, in sacrifizio di gratissimo odore, e col fuoco della carità si consumerebbe sopra la croce, dal qual sacrifizio più soave odore si diffondesse e salisse al cielo, che dal sacrifizio di Noè e da tutti gli altri offerti nella legge; e siccome ancora con quegli aromi si formava l'unguento prezioso, onde tutte le cose ungevansi nel tabernacolo e si santificavano, così dello spirito e della grazia del Salvatore fa d'uopo, che ungasi qualunque cosa, che a Dio consacrare si debba. E il mio odore è come il balsamo non misturato. Ama la Sapienza il paragone di questo aroma il più prezioso di tutti, il quale serve ancora di principal materia a quel sacramento, onde i perfetti Cristiani si formano, e forza prendono e virtù per combattere contro i nemici di lor salute, e per essere colla santità de' loro costumi il buon odore di Cristo in ogni luogo a Dio, come dice l'Apostolo II Cor. II. 15.

24,22:Distesi i miei rami qual terebinto, ec. Nella Siria questa pianta è grande, alta e molto bella. I suoi fiori somigliano quei dell'ulivo, e il frutto è a grappoli. La sapienza dice, che i suoi fiori come quelli del terebinto sono pieni di onore e di grazia, perchè quelli, che sotto l'ombra di lei riposano, acquistano gloria e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini.

24,23:Come la vite gettai ec. La vite dà gratissimo odore quando fiorisce, e dà frutto sommamente nobile e di gran conforto per l'uomo. Nell'Evangelio ancora la Sapienza incarnata si paragona alla vite, Jo. XV. I. Della stessa sapienza i fiori ancora sono frutti, perchè quello, che in essa è bello e delizioso a considerarsi, è ancor utile e fruttuoso a chi lo gusta, e ne tragge la gloria della virtù e la ricchezza de' doni spirituali, come vedremo.

24,24:Io madre del bell'amore ec. Si noverano i frutti prodotti dalla sapienza in quelli, che alla disciplina di lei si soggettano. Ella adunque è madre del bell'amore, dell'amore santo, infinitamente diverso e contrario al turpe e vile amore del secolo; ella è madre di quell'amore, che ha per obietto l'Essere infinito, immenso, eterno, che tutti merita gli affetti delle ragionevoli creature; ella è madre del casto e santo timore, che tutta comprende la pietà e il culto di Dio; madre della scienza delle cose divine, e particolarmente della scienza della salute, della scienza de' santi: madre finalmente della santa speranza, che l'animo de' giusti innalza al desiderio di quei beni, che occhio non vide nè cuor di uomo comprese; e degli stessi beni ci dà quasi anticipato il possesso, perchè, come dice l'Apostolo, per la speranza siamo salvi, Rom. VIII. 24.

24,25:In me ogni grazia (per conoscer) la via della verità. Da me viene ogni aiuto per far conoscere la via della verità, cioè la via, per cui si giunge alla vera vita della grazia e alla vita della gloria: Io sono, via, verità e vita, disse Cristo, Jo. XIV. 6.

24,26:Venite a me voi tutti, ec. Voi illuminati dalla grazia a conoscermi, e per dono speciale di Dio invitati ad amarmi, appressatevi a me e godete tutti, e saziatevi de' miei dolcissimi frutti. Chi ha sete venga a me, e beva, Jo. VII. 37. Rinunziate ai frutti del secolo, che non posson saziare nè soddisfare i desideri di uno spirito fatto capace di un bene infinito, e provate la bontà e preziosità de' frutti ch'io vi offerisco.

24,27:Dolce è il mio spirito più del miele, ec. Lo comunicherò a voi il mio spirito, i miei sentimenti, le mie massime, la mia dottrina, che è più dolce del miele per chiunque ha cuore per ben gustarla, come l'eredità mia (vale a dire i beni, de' quali fo parte a' miei figliuoli) sorpassa in dolcezza il favo del miele. Spirito della sapienza ho creduto, che dicansi in questo luogo i documenti e la dottrina della sapienza, come in simil senso disse Paolo lo spirito di Cristo, il rivestirsi che fa l'uomo Cristiano delle massime del Salvatore per conformare ad esse la propria vita.

24,28:Memoria di me si farà per tutta la serie de' secoli. Io sarò rammentata, vien a dir celebrata per tutti i secoli, perchè in tutti i secoli io avrò degli amatori, che mi onoreranno ed esalteranno le opere mie.

24,29:Color, che mi mangiano, ec. La sapienza è cibo e bevanda, ed è tal cibo ed è tal bevanda, che quelli, i quali ne mangiano, e quei, che ne beono, non hanno a temere, che ella venga loro a noia giammai; perocchè quanto più ella si gusta, tanto più si desidera, e tanto più si ha fame e sete di lei. La sapienza è tutto per l'uomo, onde meraviglia non è, che ella si dica e cibo e bevanda per esso; ma perchè non potrem noi credere, che venga qui indicato quello, che la incarnata Sapienza dovea fare un giorno per l'uomo divenendo suo cibo e sua bevanda a sostentamento della vita spirituale dell'uomo stesso nella divina Eucaristia? Ma le delizie spirituali della sapienza hanno questo di proprio, che amar non si possono fino a tanto che a gustarle s' incominci, e per ciò (come dice S. Gregorio) bisogna possederle per apprezzarle quanto elle meritano di essere apprezzate, secondo la parola del Profeta: gustate e provate come soa ve è il Signore, Ps. XXXIII. Il cibo adunque della sapienza molto differente dalle consolazioni e da' piaceri terreni, nuovo desiderio, nuova fame risveglia in quelli, che ne han provato il sapore, e talmente di sè gl'innamora, che non solo insipide, ma disgustose lor rende tutte le terrene dolcezze, le quali han questo di proprio, che ardentemente si amano e si cercano quando non si hanno, ma scadono di prezzo, e si hanno a vile quando si posseggono.

24,30:Chi ascolta me, ec. Chi ascolta i miei insegnamenti e li mette in pratica non avrà mai da arrossire, perchè opererà sempre con virtù e saviezza; e nelle sue azioni seguendo le mie leggi sarà sempre lontano da ogni peccato.

24,31:Coloro, che m'illustrano, ec. I miei Interpreti, quelli, che si affaticano per ispezzare agli altri, e particolarmente a' piccoli, il pane della mia celeste dottrina, avranno la vita eterna. Suppone certamente, che questi l'onore di magistero sì santo sosterranno colla conveniente purità di costumi, ma per questo ancora infinitamente giova lo studio della sapienza e della divine Scritture, e l'esercitarsi in esse non solo per proprio vantaggio, ma per comunicare e far parte ai prossimi di questo comune, inesausto, immenso tesoro. Vedi Bern. serm. 39 in cant.

24,32-33:Tutte queste cose contiene ec. Tutte quelle cose, che vi ho annunziate finora (dice la sapienza), sono insegnate nel libro della vita, nel libro, che la legge contiene e i profeti, libro, che alla vita eterna conduce chi per norma e regola di sua vita lo prende; libro, che è il testamento dell'Altissimo, perchè la finale volontà di lui contiene, e il patto, ch'ei fece cogli uomini; libro, che contiene la scienza della verità, del vero Dio, della vera religione, della vera salute, della vera virtù; libro, nel quale è registrata la legge intimata da Mosè co' giustissimi e santissimi comandamenti, legge e precetti, che sono la preziosa eredità della famiglia di Giacobbe: legge finalmente, in cui sono scritte le grandiose promesse fatte da Dio a Israele.

24,34-37:Dio promise a Davidde suo servo di far nascere da lui ec. Tralle promesse fatte da Dio a Israele la massima, la più importante di tutte, si fu quella del Salvatore di tutti gli uomini, che dovea nascere della stirpe di Abramo; promessa ripetuta dipoi a Davidde con questa giunta, che dalla sua famiglia verrebbe il Cristo. Quindi adesso la Sapienza dopo aver parlato di Mosè, e della legge data per ministero di lui al popolo Ebreo, passa a rammemorare quel nuovo legislatore, di cui lo stesso Mo sè parlò continuamente nella stessa sua legge, di quel Re fortissimo, istitutore della legge nuova e di nuova sapienza maestro. Questo figliuolo di Davidde secondo la carne, ridonderà di sapienza, anzi egli è la stessa sapienza del Padre, e larghi fiumi di sapienza spanderà sopra la nuova Chiesa delle nazioni. Il Phison secondo la più verisimile opinione è il Fasi nella Colchide, e tanto egli come il Tigri e l'Eufrate inondano al principio della mietitura a motivo dello scioglimento delle nevi de' monti d'Armenia. Vedi quello, che si è detto Gen. II. II. Intorno al Giordano vedi Jos. III. 15. Il Gehon dicemmo, che è probabilmente l'Arasse, Gen. II. 13. Colla similitudine di questi grandi fiumi, che si spandono e cuoprono di acque le grandi pianure, e con quella della luce del sole, la quale in immensa copia si diffonde per tutte le parti dell'universo, è significata la pienezza della celeste dottrina comunicata a tutti i popoli anche più barbari e feroci, e non è chi al calore di lui si nasconda, Ps. XIX. 7. La voce assistens, in questo luogo può esser posta in vece della semplice sistens, che significaerà quello, che fa un grande fiume, il quale quando ha soverchiate le sponde, e allagate le campagne, ferma l'impeto e la violenza di sua corrente.

24,38:Egli il primo l'ha conosciuta ec. Cristo solo è perfettamente e unicamente sapiente e maestro di sapienza, e quelli, che a lui sono inferiori, non arrivano giammai a comprenderla pienamente. Gli Angeli e gli uomini tutti dalla pienezza di lui ricevono la misura di sapienza, che a ciascheduno di essi è conceduta.

24,39:Più del mare sono vasti ec. I pensieri e i consigli della sapienza sono di tal vastità e profondità, che non è possibile all'uomo di penetrarli, onde dice l'Apostolo: o profondità delle ricchezze, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto imperscrutabili sono i suoi giudizi, e investigabili le sue vie! Rom. XI. 33.

24,40:Io la sapienza, versai de' fiumi. Rende ragione di quello che ha detto di sopra comparandosi a que' grandi fiumi. Io la sapienza, mi paragonai al Fasi, all'Eufra te ec., perchè io stessa in primo luogo fui quella, che agli stessi fiumi diedi l'origine; e molto più perchè fiumi grandissimi d'acque spirituali, di sapienza e di grazia versai sopra i fedeli e sopra la Chiesa.

24,41:Io come canale di acqua ec. La Sapienza del padre procede dal Padre, come la parola dalla bocca(vers. 5.), come il lume dalla luce, come un canale di acqua dal fiume onde si deriva; perocchè il Figlio riceve dal padre tutta la sua essenza e sapienza, onde a lui in tutto è uguale. Il padre (dice un dotto Interprete) si chiama qui fiume, da cui il primo canale che esce è il Figliuolo, in cui tutta la divinità dal Padre derivasi, onde è canale di acqua immensa, che non può misurarsi. Dal Padre adunque, che è come il paradiso, onde sgorgavano que' grandi fiumi, dal Padre esce la increata eterna Sapienza quasi immenso canale di fiume immenso. La sapienza creata comunicata da Dio agli esseri ragionevoli ha un canale derivante dalla Sapienza increata e dal Paradiso, cioè dal cielo, dove della sapienza è la fonte e la vena inessiccabile.

24,42:Io dissi: Innaffierò ec. Io innaffierò con acque vive l'orto e il prato e le piante mie, vale a dire la Chiesa, e i fedeli miei; quest'orto, che io mi elessi da coltivare e ornare e fecondare, dove io pianterò ogni genere di virtù, dalle quali vengano frutti di santità e di perfezione, lo innaffierò, lo inebrierò colla mia dottrina e colla mia grazia.

24,43:Ed ecco che il mio canale ec. Quando la sapienza di Dio, la vera fede, e la religione ristretta una volta al solo popolo Ebreo si diffuse a tutte le genti colla predicazione degli Apostoli, allora il canale della sapienza crebbe come in un gran fiume, e il fiume crebbe in guisa, che divenne un gran mare.

24,44:Come (fa) la luce del mattino, ec. Come la luce della mattina dopo le notturne tenebre, da principio è piccola, ma cresce dipoi sino al chiaro e pieno meriggio; cosi la mia luce io spargo appoco appoco, e questa luce mia va crescendo e dilatandosi; onde fino agli ultimi tempi del mondo non cesserò d'illuminare nuovi popoli e nuovi paesi col Vangelo.

24,45:Penetrerò in tutte le ime parti della terra, ec. Profezia della discesa di Cristo all'inferno dove visitò i dormienti, cioè i Padri già defunti, consolandogli col rivelare ad essi il mistero del Cristo nato, morto e risuscitato per salute degli uomini, nel qual Cristo credettero, e riposero sempre quei pii uomini la speranza, in cui vissero, di essere una volta beati con Dio. Cristo adunque scendendo dopo la morte sua all'inferno quanto atterrì i demoni e i dannati, altrettanto consolò e riempiè di gaudio i giusti, che lo aspettavano. Getterà egli ancora uno sguardo un'altra volta sopra tutti i giusti dormienti, vi siterà i corpi de' santi giacenti ne' lor sepolcri, e li chiamerà alla beata risurrezione; perocchè, come egli disse, verrà un giorno, in cui i morti udiranno la voce del figliuolo di Dio, Jo.

24,46-47:Io tuttora spanderò dottrina come profezia, ec. Il secolo santo egli è il secolo futuro, l'eternità beata, nella quale non entra nulla, che sia macchiato da colpa. Questo versetto e il seguente sono parole del Savio, il quale con esse conclude il ragionamento della sapienza. Io, dice egli, non cesserò di spandere la dottrina e gli oracoli della sapienza a pro di quelli che l'amano e la cercano tanto adesso, come ne' tempi avvenire, e voi potete conoscere com' io ho indiritte le mie fatiche non solo al proprio mio bene, ma a quello ancora di chiunque ama la verità. Ma dopo aver brevemente esposto il senso letterale di questo grandioso e veramente divino elogio della sapienza, io non debbo lasciar di osservare come tutto questo è applicato nella Chiesa a quella gran Vergine, la quale fu eletta da Dio ad esser Madre, Trono, Tabernacolo santo della Sapienza del Padre, la qual sapienza nel seno di lei prese carne. E certamente in primo luogo, stando ancora alla lettera, non è egli evidente, che il rammemorare l'eterne grandezze del Figlio e gli è insieme un dimostrare la superiore eccellenza della Madre, in cui ogni pienezza di grazie dovette versare il Signore, affin di renderla degna di aver tal Figliuolo? In secondo luogo (parlando di quell'altro senso, nel quale tutto quello che è qui scritto dal Savio si può intendere della Madre di Dio), se molte cose, le quali nelle Scritture di Cristo sono dette e a Cristo primariamente appartengono, al mistico corpo di lui si applicano, e ai membri del medesimo corpo; con quanta e ragione e con venevolezza alla Madre della incarnata Sapienza potrà applicarsi quello che della stessa Sapienza fu detto? E se, giusta la parola di Paolo, Cristo fu fatto sapienza e giustizia da Dio per ciascheduno de' fedeli, quanto più il fu egli per quella gran donna, che ogni umana eccellenza sorpassò in virtù ed in merito come nella sua dignità ! Quindi seguendo le orme e i principii de' Padri della Chiesa, tutto quello, che si è qui detto, ad essa a parte a parte lo adattano vari Interpreti, tra'quali principalmente il Cartusiano e Cornelio a Lapide.

Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap