Secondo dei Re - 1

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


David, ucciso il messo, che diceva di aver ucciso Saulle, stracciate le vesti, lo piange cogli altri uccisi, digiunando, e ordinando, che s' insegnasse a' figliuoli di Giuda la canzone dell'arco.

1Or egli avvenne che essendo già morto Saul, David, disfatti gli Amaleciti, tornò a Siceleg, dove era da due giorni.
2Quando il terzo giorno comparve un uomo che veniva dal campo di Saul colla veste stracciata, col capo sparso di polvere, e accostatosi a David si prostrò colla faccia per terra, e lo adorò:
3E David gli disse: Donde vieni? E quegli disse: Dal campo d’Israele sono fuggito.
4E David disse a lui: Che è egli avvenuto? dimmelo. E quegli rispose: II popolo è fuggito dalla battaglia, e molti del popolo sono morti: e anche Saul, e Gionata suo figliuolo son morti.
5E David disse a quel giovane, che raccontava tai cose: Come sai tu che sia morto Saul, e Gionata suo figliuolo?
6E quel giovane disse: Io era casualmente arrivato sul monte Gelboe, quando Saul si gettò sulla punta della sua lancia: e si appressavano de’ cocchi, e dei cavalieri.
7E rivoltosi indietro, e vedendomi, mi chiamò. E avendogli io risposto: Eccomi:
8Disse egli a me: Chi sei tu? E io dico a lui: Sono un Amalecita.
9Ed egli mi disse: Sta sopra di me, e uccidimi; perocché sono oppresso di affanno, e sono tuttora pieno di vita.
10E standogli sopra lo uccisi, ben sapendo come non potea vivere dopo tal rovina: e presi il diadema che avea in testa, e lo smaniglio che avea al suo braccio, e gli ho portati qua a te mio signore.
11Ma David, prese le sue vesti, stracciolle, e (similmente) tutti quelli che eran con lui,
12E si battevano il petto e piangevano, e digiunaron fino alla sera a causa di Saul, e di Gionata suo figliuolo, e del popolo del Signore, e della casa d'Israele, perchè eran periti di spada.
13Disse poi David al giovane, che avagli recata la nuova: Ionde se' tu? E quegli rispose: Son figliuolo di un uomo forestiero Amalecita.
14E disse David: Come non hai avuto ribrezzo di stender la tua mano per uccidere il cristo del Signore?
15E chiamato uno de' suoi servi, disse David: Vieni qua, gettati sopra costui. Ed ei gli diede il colpo, e colui morì.
16E David disse a lui: II tuo sangue (sia) sulla tua testa; imperocché la tua bocca ti ha condannato, avendo tu detto: Io ho ucciso il cristo del Signore.
17E David fece questo cantico funebre sopra Saul, e sopra Gionata suo figliuolo.
18E ordinò che s'insegnasse a' figliuoli di Giuda il cantico dell'arco come nel libro de’ Giusti sta scritto. Or egli disse: ripensa, o Israele, a coloro i quali delle lor ferite son morti sopra i tuoi colli.
19Gli eroi d'Israele sono stati uccisi sopra i tuoi monti: come son eglino morti questi campioni?
20Non si porti tal nuova a Geth, non si porti tal nuova nelle piazze di Ascalona: perchè non ne faccian festa le figliuole de’ Filistei, e non esultino le figlie degli incirconcisi.
21Monti di Gelboe, nè rugiada, nè piova cada sopra di voi, nè campi abbiate, onde offerir si possano le primizie: perocché colà fu gittato per terra lo scudo dei forti, lo scudo di Saul, come se egli non fosse stato unto con olio.
22Nel sangue degli uccisi, nelle grasse viscere dei valorosi non ha lasciato mai di saziarsi la freccia di Gionata: la spada di Saul non è mai rientrata nel fodero senza frutto.
23Saul, e Gionata amabili, e gloriosi nella lor vita, più veloci dell'aquile, più forti de' leoni, non sono stati divisi neppur nella morte.
24Figlie d' Israele spargete lagrime sopra Saulle, il quale vi rivestiva di delicate vesti di scarlatto, e vi somministrava aurei fregi per adornarvi.
25Come mai son eglino caduti i forti nella battaglia? Come mai è stato ucciso Gionata sopra i tuoi monti?
26Te io piango, o fratello mio, Gionata, bello oltre modo, e amabile più d'ogni amabil fanciulla. In quella guisa che la madre ama l'unico figlio, così io ti amava.
27Come mai sono caduti i forti, e le loro armi guerriere si son perdute ?
Note:

1,6:Io era casualmente arrivato ec. Questo racconto non può ne rigettarsi come tutto falso, ne ammettersi come tutte vero. Si è già veduta la descrizione della morte di Saul. Quello, che in questo racconto si oppone a ciò, che ne dice la Scrittura, dee credersi aggiunto dall'Amalecita col fine di caparrarsi la grazia di David. Si può credere, che questi fosse un di quegli Amaleciti, a' quali Saulle avea salvato la vita contro l'ordine di Dio, il quale servendo nella corte, era andato alla guerra con Saul, e trovatosi per occidente vicino a lui, quando si diede il colpo mortale, ebbe il comodo di prendere il diadema e ii braccialetto del morto re.

1,10:Lo uccisi; ben sapendo ec. Questa giunta tende a scusare il fatto, caso che sia disapprovato.
Prese il diadema, ec. Era il diadema una benda di lino bianca, talora anche colorito, che lasciava la fronte: gli smanigli erano usati dagli uomini non meno, che dalle donne. Vedi Num. XXXI 50.

1,16:Il tuo sangue (sia) sulla tua testa. Del tuo sangue, vale a dire della tua morte tu solo se' il reo. Tu stesso con quello che hai detto di aver fatto, hai pronunziata contro te stesso la sentenza di morte. Davidde credette vero tutto il racconto di colui, non avendo fin allora avuta altra nuova di quel che era avvenuto.

1,18:Cantico dell'arco. È il titolo dato a questa canzone, perché in essa si fa elogio dell'arco di Saul e di Gionata. Tutto questa cantico può servire di prova, che non s'ignoravan tragli Ebrei le figure della rettorica, ne l'arte di esprimere i grandi affetti; ma egli è ancora un illustre monumento dell'ottimo cuore e della generosità di David, dacchè piange non solo Gionata, ma anche Saul, come se questi noll'avesse mai perseguitato, ne offeso.

1,19:Come san eglino morti questi campioni? Qual uomo ha potuto esser da tanto per superare tali campioni? Accenna che la loro morte era piuttosto opera di Dio, che effetto del valor de' nemici.

1,21:Né rugiada, ne piova cada sopra di voi. L'eccesso del dolore porta a inveire anche contro le case inanimate. Vedi Job. III. 1.
Perocche' colà fu gettato per terra lo scudo de forti ec. Perché ivi andò per terra lo scudo de' valorosi guerrieri Saul e Gionata; ma particolarmente lo scudo di Saul, che pur era re, unto e consacrato coll'olio. Per dipingere più al vivo la sciagura di tali eroi, non dice, che ei perderon la vita; ma bensì, che il loro scudo fu gettato per terra, lo che era sommamente doloroso per un uomo militare, non essendovi cosa, di cui piu allora si pregiasse il soldato, che di non gettar mai il proprio scudo.

1,23:Non sono stati divisi neppur nella morte. È celebrato il mutuo amore di Saul e di Gionata, amare mantenutosi costante fino alla morte, benché l'amicizia, che passava tra Gionata e David, avesse sovente prodotti dei sospetti e delle inquietudini nel cuore di Saul. Ma la saviezza di Gionata spiccò in questo mirabilmente, perché senza mancare al debito di buon figliuolo, fece tutto quello che ei pote per l'amico.

1,24:Il quale vi rivestiva di delicate vesti di scarlatto. Le vittorie, che Saul riportò sovente sopra i nemici del popolo Ebreo, gli diedero il modo di arricchir colla preda il suo paese, e d'introdurvi la magnificenza del vestire, che è quello che più sveglia l'ambizione delle donne. A queste poi si apparteneva principalmente di cantare simili canzoni; onde per muoverle al pianto conveniva proporre quello, che sopra ogni altra cosa elle amano, e non possono perdere senza dolore. Davidde in tutto il suo cantico prende a lodare in Saulle quello, che era di commendevole in questo principe, le virtu militari e civili e le doti esteriori. L'uomo veramente pio torcendo lo sguardo da' difetti del prossimo, e specialmente dell'inimico, mira solamente quello, che questi ha di buono e di lodevole, e gli rende volentieri giustizia. Cosi fece Davidde con rarissimo esempio di modestia e di generosità, lodando Saul in quello, che era degno di lode, senza badare a' vizj, pe' quali quel principe lasciò di se così triste memoria. Questi vizj lo renderono degno di essere riconosciuto da' Padri e dagi'Interpreti come un'espressa figura della futura riprovazione della Sinagoga, come Davidde perseguitato da lui fu una viva figura del Cristo e della Chiesa Cristiana sostituita alla Sinagoga. Saulle fu eletto da Dio, consacrato per comando di Dio da Samuele, fu caro a Dio per un tempo, arricchito da lui fin del dono di profezia; ma dipoi di vien prevaricatore, disobbediente a Dio, invidioso, superbo, crudele e abbandonato da Dio, non conosce più termine, ne misura nel perseguitare un uomo innocente divenuto odioso negli occhi di lui per le sue stesse virtù, e pella stima, che questo gli acquistavano presso del popolo. Dio finalmente atterra questo uomo si superbo, e il suo rivale occupa per volere di Dio il suo trono, e regna lungamente con somma gloria. Cosi appunto Israele popolo di Dio, popolo consacrato al culto del vero Dio, depositario delle Scritture e delle promesse di Dio, illuminato dalla legge e dai Profeti del Signore, in un tempo il popolo più favorito e glorioso di tutta la terra. Ma questo popolo divenuto superbo de' benefizj di Dio, si da in preda a' vizj e alla iniquità; e Dio avendo mandato al mondo quel Giusto per eccellenza, quel riparatore e salvatore d'Israele tante volte promesso nelle Scritture, le virtù, la sapienza, i miracoli di questo Giusto, in vece di farlo conoscere per quello, che egli era, risvegliano l'invidia, la gelosia e il furore degli anziani del popolo e de' principi de' Sacerdoti contro di lui; onde questi lo perseguitano con incredibile ostinazione sino alla morte, e dopo avere sfogata in lui la loro rabbia, continuano la stessa persecuzione contro dei suoi discepoli e contro il gregge da lui adunato e raccolto. Dio finalmente fa vendetta del sangue giusto sparso da questi traditori e omicidi; e questa infelice nazione dopo infinite calamità, perduto e tempio e sacerdozio e regno, si riduce, come avea predetto un de' suoi profeti, a non esser più un popolo. Il Giusto perseguitato da lui e adorato come vero Dio e Salvatore, e il suo regno, che non ha fine, si stende per tutto la terra; e un nuovo popolo, un nuovo spirituale Israele succede nelle prerogative e ne' diritti di Israello carnale, divenuto pe' suoi eccessi indegno di questo nome.

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