Lettera I di Giovanni Apostolo - 1

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Giovanni annunzia ad altri quello, che di Cristo vide, e udì, affinchè insieme con lui abbiano società con Dio, e col Figliuolo di lui Gesù Cristo, nel sangue di cui sono mondati i peccati degli uomini. Chi nega a' aver peccato, fa bugiardo Iddio.

1Quello, che fu da principio, quello, che udimmo, quello, che vedemmo cogli occhi nostri, e contemplammo, e colle nostre mani palpammo di quel Verbo di vita:
2E la vita si è manifestala, e vedemmo, e attestiamo, annunziamo a voi la vita eterna, la quale era appresso al Padre, e apparve a noi:
3Quello, che vedemmo, e udimmo. Io annunziamo a voi, affinchè voi pure abbiate società con noi, e la nostra società sia col Padre, e col Figliuolo di lui Gesù Cristo.
4E queste cose scriviamo a voi, affinchè ne godiate, e il gaudio vostro sia compiuto.
5Questo è adunque l'annunzio, che abbiamo udito da lui, e lo facciam sapere a voi che Dio è luce, né vi son tenebre in lui.
6Se diremo d'aver società con lui, e camminerem nelle tenebre, diciamo bugia, e non siamo veraci.
7Che se camminiam nella luce, com' anch' egli sta nella luce, abbiam società scambievole con esso, e il sangue di Gesù Cristo suo Figliuolo ci purga da ogni peccato.
8Se diremo, che non abbiam colpa, noi inganniamo noi stessi, e non è in noi verità.
9Se confessiamo i nostri peccati: egli è fedele, e giusto per rimetterci i nostri peccati, e mondarci da ogni iniquità.
10Se diremo, che non abbiamo peccato: facciamo bugiardo lui, e la sua parola non è in noi.
Note:

1,1-2:Quello che fa da principio, quello che udimmo... di quel Verbo di vita ec. A queste prime parole ben riconoscesi, che l'autore di questa lettera egli è quell'istesso Apostolo, il quale tanto alte cose c'insegnò del Verbo di Dio in tutto il suo Vangelo, a cui diede principio con simil pensiero dicendo: nel principio era il Verbo ec. Comincia qui col dimostrare la fermezza, e stabilità della predicazione Evangelica, e col dare una generale nozione delle verità fondamentali del Cristianesimo. L'ordine, o la sposizione delle parole è questa: noi (Apostoli) vi annunciamo quel Verbo di vita, il quale era da principio, viene a dire, che era avanti il cominciamento di tutte le cose, onde non la principio di tempo, ma è eterno, quel Verlo, il quale noi udimmo, e vedemmo, e contemplammo ec.;.imperocchè questa vita, o sia questo Verbo di vita si è manifestato agli uomini, e noi lo vedemmo, e rendiamo testimonianza a questo Verbo, che è vita eterna, ed era nel sen del Padre, donde discese: e si fe vedere tra noi, e con noi conversò. Troviamo qui dichiarata l'eternità del Verho, e per conseguenza la sua divinità; troviamo la incarnazione del Verbo, il quale invisibile nella sua propria sostanza si rendette visibile, e palpabile nella nostra; troviamo l'unità della persona nello stesso Verbo incarnato, perchè quell'istesso, che era da principio appresso al Padre, fu poscia veduto, udito, palpato dagli uomini. Questo Verbo è principio, e fonte di vita eterna, la quale egli dà a coloro, che credono in lui. Questo abbiamo udito (dice l'Apostolo) colle nostre orecchie, veduto co' nostri occhi, toccato colle nostre mani, e questo predichiamo come testimoni, la deposizione de quali non può rigettarsi. Qual che moderno interprete per Verbo, ossia parola di vita, ha voluto intendere non il Figliuolo del Padre, ma la parola Evangelica. Questa sposizione però non solo è contraria alla comune interpretazione de' Padri della Chiesa, ma è ancora evidentemente falsa, non potendosi in alcun modo adattare alla parola Evangelica quello che dice s. Giovanni; udimmo, vedemmo... colle nostre mani palpammo.

1,3:Affinchè voi pure abbiate società con noi, e la nostra società ec. Vi predichiamo quello che abbiam veduto, e udito, affinchè siate uniti con noi mediante la stessa sede, e mediante la stessa speranza de' beni promessi ai fedeli. Uniti con noi, viene a dire, colla Chiesa, venite ad essere uniti anche al Padre, ed al Figliuolo di lui Gesù Cristo. Non può avere Dio per padre (dice s. Cipriano de eccl. unitate) chi non ha per madre la Chiesa... ci ammonisce il Signore, e dice, chi non è meco, è contro di me... chi rompe la pace di Cristo, e la concordia, fa contro a Cristo; chi altrove raccoglie fuori che nella Chiesa, disperde la Chiesa di Cristo... Non possono star con Dio quelli che non han voluto stare unanimi nella Chiesa. Ardano costoro nelle fiamme, o gittati alle fiere diano la propria vita, non sarà quella una pena della fede, ma una pena della perfidia, non fine glorioso di religiosa virtù, ma morte di disperazione; un tal uomo può esser ucciso, non può essere coronato.

1,4:Queste cose scriviamo a voi, affinchè ne godiate ec. Egli è certamente grande argomento di gaudio per un cuore Cristiano il sapere di essere unito con Dio, e con Cristo mediante la unione della Chiesa di Dio, e di Cristo; questo è quel gaudio pieno, e perfetto dell'anima Cristiana, che nel Signore si gode, perchè, come dice il Grisostomo Hom. 18. ad pop., temendo Dio, e in lui confidando, ha in se la fonte universale di ogni allegrezza.

1,5-6:Che Dio è luce, nè vi sono tenebre in lui ec. Dal Verbo di vita abbiamo imparato quello che annunziano a voi, che Dio è fonte di luce, cioè di verità, di giustizia, di santità, e che in lui cader non posson le tenebre dell'ignoranza, dell'errore, dell'iniquità. Sarebbe adunque una sfacciata menzogna quella di chi dicesse di aver società con Dio, mentre cammina nelle tenebre dell'errore, e del peccato. Sembra, che s. Giovanni prenda di mira gli eretici, e particolarmente i Gnostici, i quali facendosi lecita ogni sorta di abbominazioni e spacciando orribili bestemmie contro la fede, si tenevano nondimeno per certa la loro predestinazione. I peccati sono e qui, e nel suo Vangelo chiamati tenebre dal nostro Apostolo, primo, perchè siccome chi al bujo cammina, non sa, dove vada, e spesso inciampa; così chi pecca, non vede più la via della salute, e in nuovi errori trabocca; secondo, perchè il peccato porta seco il carattere di somma cecità, e stolidità, eleggendo l'uomo una leggera momentanea satisfazione della propria passione congiunta colla perdita di Dio, e dei beni eterni: terzo finalmente, perchè i peccati ottenebrano sempre più la mente, ed hanno per fine le tenebre eterne dell'inferno.

1,7:Se camminiam nella luce ec. La società nostra con Dio non sussiste, nè può sussister giammai, se non in quanto noi camminiamo nella luce della purità, e della santità, come egli sta nella luce, anzi è luce sostanziale, e divina. Se camminiam nella luce, siamo uniti con lui, e pel sangue del Figliuolo di lui Gesù Cristo siamo mondati da tutti i nostri peccati sì mediante la lavanda del battesimo, e sì ancora per la penitenza sagramentale, come nota s. Girolamo lib. 11. cont. Pelag. Ma che vuol dire, se camminiamo? Questa parola ci fa vedere, che noi siamo viaggiatori. Che vuol dir camminare? Brevemente dico, andar innanzi, far profitto... Ti dispiaccia sempre di esser, qual sei, se vuoi giungere ad essere quel che non sei... se dici basta, tu se' perduto; aggiungi sempre, cammina sempre, va sempre innanzi, non restar per istrada, non tornar indietro, non uscire di strada. S. Agostino serm. XV. de verb. Apost.

1,8:Se diremo, che non abbiam colpa, noi inganniamo noi stessi ec. S. Cipriano, s. Agostino, e comunemente i Padri tutti intendono queste parole nello stesso senso, che quelle di s. Giacomo III. 2.: in molte cose inciampiamo tutti. Onde s. Agostino de nat. et grat. cap. XXXVI. dice, che eccettuata la santa Vergine Maria, della quale per onor del Signore non vuol far parola ove trattisi di peccato, eccettuata questa, se tutti i santi uomini, e tutte le sante donne ci fosse stato dato di potere interrogare nel tempo della loro vita e domandar loro, se fosser senza peccato, per grande ed eccellente che fosse la lora santità, avrebbon tutti e tutte risposto con queste parole di s. Giovanni: se diremo, che non abbiam colpa ec. Non avere alcun peccato vale lo stesso, che non peccare, come avere speranza è sperare; aver riposo è riposare, aver fede è credere. Intendesi adunque il peccato attuale, particolarmente veniale; imperocchè in questo cadano gli uomini frequentemente, e anche giusti, e riguardo almeno a questo possono, e debbono tutti dire: pecchiamo, e siamo peccato ri. Vedasi il Concilio Milevitano can. 6., e il Concilio di Trento sess. VI. can. 25. Ma è ancor bene di osservare, che se un tale Apostolo non ha difficoltà di confondersi nel numero de peccatori, egli, che secondo la comune dottrina cattolica era confermato nella grazia, e se ciò egli fa, perchè poteva almen venialmente peccare, che dobbiamo pensar di noi stessi noi, i quali da tanta virtù siam sì lontani?

1,9:Se confessiamo i nostri peccati: egli è fedele, e giusto per rimetterci ec. Il rimedio del peccati è posto nella confessione del medesimi peccati satta al ministro di Cristo avente potestà di sciogliere, e di legare, Jo. XX. 25. Se questa confessione si fa con quello spirito di penitenza, che Dio domanda, egli adempirà la promessa, che ci ha fatto di rimetterci i peccati, perchè è fedele e verace nelle sue promesse, ed anche perchè egli è giusto, e non può negare alla vera penitenza il perdono meritato per noi da Gesù Cristo con la passione, e con la sua morte. Ma di qual confessione parla egli l'Apostolo in questo luogo, se non della sacramentale, nella quale sola si trova la remissione de peccati secondo l'istituzione di Cristo?

1,10:Se diremo, che non abbiamo peccato: facciamo bugiardo lui ec. Se diremo, che nen siam peccatori, venghiamo a dire, che Dio non ha detto, la verità, quando nelle scritture ha detto, che il giusto cade sette volte al giorno, e quando ci ha insegnato a chiedere di continuo la remissione del nostri debiti, e in tanti altri luoghi, dove c'insegna, che tutti gli uomini son peccatori, ed hanno bisogno di misericordia. Diamo adunque una mentita a Dio, se neghiam d'essere quel che pur siamo, e non è in noi la parola di lui; non ritenghiamo, la dottrina, che egli ci ha insegnata nelle scritture, diventiamo infedeli.

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