Lettera I ai Corinti - 1

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Paolo rende grazie a Dio dei doni dati ai Corinti; ma si duole, che sianvi pure tra loro scisme per cagione di coloro, che gli avevano battezzati; e gode, che pochi egli ne abbia battezzati, essendo stato mandato per predicare. Dimostra, come è stata riprovata la sapienza del mondo, e sono eletti i semplici. La salute è posta nella morte di Cristo, la cui predicazione è giudicata dal mondo stoltezza: ed è pe' credenti virtù, e sapienza; conciossiachè per questo elesse Dio le più spregiate cose del mondo, affinchè nissuno in se stesso si glorii.

1Paolo chiamato Apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e Sostene fratello.
2Alla Chiesa di Dio, che è in Corìnto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi, con tutti quegli, che invocano il nome del Signor nostro Gesù Cristo, in qualunque luogo loro, e nostro.
3Grazia a voi, e pace da Dio padre nostro, e dal Signor Gesù Cristo.
4Rendo grazie al mio Dio continuamente per voi per la grazia di Dio, che è stata a voi data in Gesù Cristo:
5Perché in tutte le cose siete diventati ricchi in lui di ogni dono di parola, e di ogni scienza:
6Per le quali cose è stata tra di voi confermata la testimonianza renduta a Cristo:
7Dimodoché nulla manchi di grazia alcuna a voi, che aspettate la manifestazione del Signor nostro Gesù Cristo:
8Il quale eziandio vi conforterà sino al fine irreprensibili per il giorno della venuta del Signor nostro Gesù Cristo.
9Fedele Dio; per cui siete stati chiamati alla società del Figliuol suo Gesù Cristo nostro Signore.
10Or io vi scongiuro, o fratelli, pel nome del Signor nostro Gesù Cristo, che diciate tutti il medesimo, e non siano scisme tra voi: ma siate perfetti nello stesso spirito, e nello stesso sentimento.
11Imperocché è stato a me significato riguardo a voi, fratelli miei, da que' di Chloe, che sono tra voi delle contese.
12Parlo di questo, che ciaschedono di voi dice: io sono di Paolo: e io di Apollo: e io di Cefa: ed io di Cristo.
13È egli diviso Cristo? È forse stato crocifisso per voi Paolo? Ovver siete stati battezzati nel nome di Paolo?
14Rendo grazie a Dio, che nissun di voi io ho battezzato, fuori che Crispo, e Gajo:
15Perché alcuno non dica, che siate stati battezzati nel nome mio.
16E battezzai pure la famiglia dì Stefana: del resto non so, se io mi abbia battezzato alcun altro.
17Imperocché non mi ha mandato Cristo a battezzare, ma a predicare il Vangelo: non con la sapienza delle parole, affinchè inutile non diventi la croce di Cristo.
18Imperocché la parola della croce è stoltezza per que', che si perdono: per quegli poi, che sono salvati, cioè per noi, ella è la virtù di Dio.
19Imperocché sta scritto: sperderò la sagezza de' savj, e rigetterò la prudenza dei prudenti.
20Dove è il savio? Dove lo scriba? Dove l'indagatore di questo secolo? Non ha egli Dio infatuata la sapienza di questo mondo?
21Conciossiachè dopo che nella sapienza di Dio il mondo non conobbe Dio per mezzo della sapienza: piacque a Dio di salvare i credenti per mezzo della stoltezza della predicazione.
22Dappoiché e i Giudei chieggono i miracoli, e i Greci cercano la sapienza:
23Ma noi predichiamo Cristo crocifisso: scandalo pe' Giudei, stoltezza pe' Gentili;
24Per quegli poi, che sono chiamati e Giudei, e Gentili, Cristo virtù di Dio, e sapienza di Dio:
25Perocché la stoltezza di Dio è più saggia degli uomini: e la debolezza di Dio, è più robusta degli uomini.
26Imperocché considerate la vostra vocazione, o fratelli, come non molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili:
27Ma le cose stolte del mondo elesse Dio per confondere i sapienti: e le cose deboli del mondo elesse Dio per confonder le forti:
28E le ignobili cose del mondo, e le spregevoli elesse Dio, e quelle, che non sono, per distrugger quelle, che sono:
29Affinchè nissuna carne si dia vanto dinanzi a lui.
30Ma da esso siete voi in Cristo Gesù, il quale è da Dio stato fatto sapienza per noi, e giustizia, e santificazione, e redenzione:
31Onde, conforme sta scritto: chi si gloria, si glorii nel Signore.
Note:

1,1:Paolo chiamato Apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio. Sopra quelle parole, chiamato Apostolo, vedi Rom. I. I. Aggiugne qui per volontà di Dio, che vuol dire per divin beneplacito, assegnando l'origine del suo apostolato al volere supremo di Dio, affinchè niuno si pensasse, che egli si fosse usurpato il titolo, che portava.
E Sostene fratello. Questo Sostene probabilmente è quell'istesso, di cui si parla negli Atti XVIII. 17., e allora trovavasi con Paolo in Efeso; e seco lo nomina Paolo, perchè era egli di Corinto, e non tornava male per reprimere i superbi, che inquietavano quella Chiesa, che si sapesse, che a Paolo andava unito Sostene, loro fratello, e uomo di virtù e di merito non ordinario. Altri vogliono, che sia fatta menzione di lui, perchè egli a dettatura dell'Apostolo scrivesse questa lettera: ma questa opinione non è appoggiata a verun fondamento.

1,2:Alla Chiesa di Dio, che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi. Vale a dire: ai fedeli di Cristo, che sono in Corinto, alla congregazione di coloro, i quali sono stati santificati pella fede, pella passione, e pel sagramento di Cristo Gesù, cioè pel battesimo: imperocchè con quelle parole: in Cristo Gesù, vuole indicare chi abbia lor meritata la santificazione, come l'origine della medesima grazia egli accenna, dicendo: chiamati santi, chiamati alla santità, mediante la grazia della vocazione, di cui Rom. cap. VIII. 30.
Con tutti quegli, che invocano il nome ec. Vuol dire: e a tutti i cristiani, in qualunque luogo essi dimorino, i quali hanno tutti lo stesso Signore, e nella fede di lui sono riuniti. Il greco può avere un senso più bello, ed è: con tutti coloro, che sono chiamati col nome di Gesù Cristo: in quella guisa, che dal nome dello sposo la sposa si appella; e con queste parole vuol intendere l'Apostolo anche tutti que' cristiani, che sono fuori di Corinto ne' luoghi all'intorno; anzi Corinto stesso aveva più Chiese, mentre abbiam veduto, come l'Apostolo (Rom. XVI. I.) distingue la Chiesa di Chencre, che era uno dei due porti di Corinto. Indirizza adunque generalmente l'Apostolo questa sua lettera a tutti i cristiani dell'Acaia.

1,3:Grazia a voi, e pace ec. Vedi Rom. I. 7.

1,4: Rendo grazie al mio Dio continuamente per voi per la grazia ec. Gli prepara alla correzione con una dimostrazione di grande affetto, dicendo, che egli rende incessantemente grazie a Dio per li molti beni, che egli ha diffuso sopra di essi per Gesù Cristo: e dice al mio Dio, per significazione di amore, e di speranza.

1,5: In tutte le cose siete diventati ricchi. Vale a dire, ricchi di tutti i beni, che servono alla salute.
In lui di ogni dono di parola, e di ogni scienza. Ricchi in Gesù Cristo, ovvero per Gesù Cristo, dalla pienezza di cui tutti derivano i beni di grazia; ricchi e in ogni maniera di parola, e in ogni maniera di dottrina; eloquenti per ispiegare le verità della fede, dotti nella scienza delle cose divine. Un' altra spiegazione, che più mi piace, sarebbe: abbondante di predicatori, e di maestri, che vi espongono i misteri dell'Evangelio, e per conseguenza di ogni scienza celeste.

1,6:Per le quali cose è stata tra di voi confermata ec. Per le quali grazie e doni, a voi comunicati, in gran copia, un nuovo lustro e confermazione ha ricevuto la testimonianza renduta presso di voi a Gesù Cristo da chi vi ha annunziato il Vangelo. La predicazione del Vangelo anche in altri luoghi si chiama testimonianza di Cristo, o sia renduta a Cristo, perchè con essa si manifesta agli uomini quello, che Gesù Cristo è per essi, e quello che di lui debbono credere. Vedi Atti cap. XXIII.18.

1,7:Di modo che nulla manchi di grazia alcuna a voi, ec. Parlando a tutta la Chiesa di Corinto dice perciò, che niuna sorte di grazia mancava tra que' fedeli presi insieme, essendovi in diverse persone tutte le diverse grazie, delle quali lo Spirito del Signore arricchiva le altre Chiese. E con ciò può stare quello che vedremo andando avanti, cioè, che non mancasse tra' cristiani di Corinto, chi fosse povero di grazia, e debole e infermo di fede.
A voi, che aspettate ec. Queste parole sono una descrizione dell'uomo cristiano, il cui proprio carattere, come in molti altri luoghi dice l'Apostolo, si è di aspettare la venuta di quel giorno, in cui Cristo si manifesti nella sua gloria, per la qual manifestazione sarà beato l'uomo in realtà, come per la espettazione di esso egli è in isperanza beato: vi siete convertiti a Dio vivo, e vero, per servire a Dio vivo, e vero, e per aspettare il Figliuolo di lui dal cielo. I. Thessal. I. 9. 10 .

1,8:Il quale eziandio vi conforterà sino al fine irreprensibili per il giorno ec. Questa espettazione non è vana, od incerta, perchè ella è accompagnata dall'aiuto divino, col quale Dio vi renderà forti, e stabili nella grazia da voi ricevuta, affinchè perseveranti, ed irreprensibili vi trovi il giorno della venuta di Gesù Cristo. S. Tommaso, ed altri Interpreti osservano, che non dice l'Apostolo, che i Corinti abbiano ad essere senza peccato, ma bensì senza grave fallo, per cui possano essere chiamati in giudizio, e condannati, che è il senso del greco, dove la Volgata dice irreprensibili, ovvero senza delitto. Siccome poi lo stato, in cui ci troveremo il dì del finale giudizio, sarà quello stesso, in cui saremo stati trovati all'ora della morte, così senza parlare di questa, le mire de' fedeli ri volge a quel gran giorno, in cui del bene, e del male operato dall'uomo sarà fatta pubblica, solenne, ed uni versal discussione,

1,9:Fedele Dio: per cui siete stati chiamati alla società del Figliuol suo. La ragione ed il fondamento della speranza, che ho di voi (dice l'Apostolo), è posto nellà fedeltà di Dio; egli è verace, e costante nelle sue promesse ed egli è, che vi ha chiamati ad avere società con Gesù Cristo, ad essere simili a lui nella vita presente per la partecipazione della sua grazia, e nella vita avvenire per la partecipazione della sua gloria, Or Dio non sarebbe fedele, com'egli è, se dopo d'averci chiamati alla società di Cristo, gli aiuti non ci accordasse, per mezzo de' quali possiam giugnere a lui.,

1,10:Vi scongiuro, o fratelli, pel nome del Signor nostro Gesù Cristo, che diciate tutti il medesimo, ec. Vuol passare l'Apostolo al grande argomento della sua lettera, ma con qual finezza di carità, con quanta e bontà, ed umiltà si apre egli la strada a trattarne! Vi scongiuro, o fratelli, per quel nome, fuori del quale altro nome non havvi sotto del cielo dato agli uomini per loro salute; per Gesù Cristo Signor nostro vi scongiuro, che quanto alla regola della fede un solo sia il sentimento di tutti voi, affinchè lo stesso sia di tutti il linguaggio. A questa unità di sentimenti si oppone l'eresia, la quale consiste nella falsa dottrina contraria alla dottrina della Chiesa.
E non siano scisme tra voi. La scisma presso gli autori Ecclesiastici significa la disunione degli animi, e lacerazione del corpo mistico di Gesù Cristo, originata o dalla falsa dottrina, ovvero da contrarietà di opinione intorno a quello che dee farsi, o non farsi. L'Apostolo non prende poi questa parola nel senso suo rigoroso, non parla cioè di quella discrepanza di sentimenti, per cui un uomo abbandoni l'unità della Chiesa, ma intende ogni diversità di opinioni, e di sentimenti, per cui resti offesa la carità; per questo egli aggiugne; siate perfetti, ovvero insieme compaginati (come ha il greco) in una stessa mente, cui si appartiene di giudicare della verità delle cose, e nello stesso sentimento, vale a dire, nel giudizio pratico intorno a quello che sia da farsi, o non farsi, e con questo vuol rimossa ogni semenza di divisione.

1,11:E' stato a me significato. Spiega l'Apostolo i motivi, che aveva di inculcare l'amor della pace, e della unità, perchè era egli stato avvertito, che pur troppo eranvi in Corinto delle divisioni, e delle contese. Dice di aver ciò saputo da persone della famiglia di Cloe, la quale doveva essere donna di virtù, e riputata assai tra que' fedeli, e forse esprimendo, per qual mezzo era a lui pervenuta sì trista nuova, volle tacitamente riconvenire coloro, i quali avrebber dovuto essere i primi a renderlo inteso di tali cose, voglio dire i sacerdoti, che erano in Corinto.

1,12:Parlo di questo, che ciascheduno di voi dice io sono di Paolo: ec. Ecco il primo argomento di divisione tra' Corinti: si vantavano chi d'uno, chi d'altro predicatore, e maestro nella fede. Gli uni dicevano: io sono stato istruito da Paolo, altri da Apollo. Vedi gli Atti cap. XVIII. 29. Questi è da credere, che fossero i Gentili convertiti in Corinto da Paolo, e da Apollo. Altri: io sono scolare di Cefa, cioè di Pietro Apostolo, e principe degli Apostoli; e questi probabilmente erano Giudei della stessa città di Corinto, i quali avevano udito la predicazione di Pietro nella Giudea, ed avevano da lui ricevuto la fede, ed il battesimo. Altri finalmente con gran verità e sapienza facean professione di non vantarsi nè di questo, nè di quel maestro, e di non avere altro partito, che quello di Gesù Cristo; e questi soli rettamente pensavano, e rettamente operavano, mentre quant'era in essi la radice troncavano della divisione, riducendosi a quel solo fondamento della salute e della unità, fuori di cui niun altro può esser posto, che è Gesù Cristo.
Il Grisostomo, Ambrogio, Ilario, ed altri, sono di parere, che l'Apostolo sotto i nomi di Paolo, Apollo, e Cefa abbia voluto nascondere i capi delle fazioni, cheerano nella Chiesa di Corinto, risparmiando a costoro la vergogna che meritavano, e insieme mostrando che se error grande egli era di prendere motivo di vanità e di superbia dall'aver avuto per maestro un Apollo,u n Paolo, un Pietro, molto più era vituperevole ed obbrobrio so il prender nome, e partito dai falsi Apostoli. E questa opinione sembra evidente per quel che si legge cap. IV, 6.

1,13:È egli diviso Cristo? È egli Cristo diviso in molti, onde uno sia quello di Paolo, un altro quello di Apollo, un altro quello di Cefa? Non è egli lo stesso Cristo quello, che da tutti questi è predicato?
È forse stato crocifisso per voi Paolo? Ovvero siete ec. Non nomina l'Apostolo se non se stesso, ma quello che egli dice di sè, debbe intendersi detto anche degli altri ministri del Vangelo. È egli morto per riscattarvi o Paolo, o Apollo, o Cefa? Ovvero siete voi stati battezzati per autorità, e per virtù di Paolo, mediante l'invoca zione del nome di Paolo? Del battesimo nel nome di Cristo, vedi gli Atti.

1,14-17:Rendo grazie a Dio, che nissun di voi io ho battezzato, ec. È stata disposizione della providenza divina, che pochissimi siano stati quelli, che io ho di mano mia battezzati; imperocchè il calor della disputa, chi sa, che non avesse portato taluno fino a dire di essere stato battezzato nel nome di Paolo? E pochissimi io ne battezzai, perchè il fine principale, per cui sono stato mandato da Dio tra di voi, fu non di battezzare, ma di predicar Gesù Cristo. La predicazione era la parte più difficile, più necessaria, e più pericolosa del ministero, onde questa per sè si riserbava Paolo; e lo stesso è da crede re, che facessero gli altri Apostoli, lasciando agli inferiori ministri l'uffizio di battezzare. Di Crispo vedi gli Atti cap. XVIII. 8., di Stefana è fatta menzione Rom. XVI. 23.

1,17:Non con la sapienza delle parole, affinchè inutil non diventi la croce di Cristo. Con molto artifizio passa l'Apostolo a un altro punto, sopra di cui meritavano riprensione i Corinti; imperocchè dall'aver detto di essere stato mandato non a battezzare, ma bensì a predicare, prende occasione di dire, qual foggia di predicazione fosse la sua, e quella dei veri Apostoli. Dice adunque, che il suo forte non era la sapienza delle parole, vale a dire l'affettata eloquenza, ricca, e lussureggiante per tutti i colori della rettorica, quale era l'eloquenza de' Greci sofisti, che aveano gran voga in Corinto. Imperocchè se per simil maniera i predicatori del Vangelo annunziassero Gesù Cristo, quasi inutile, e in fruttuosa verrebbe a rendersi la croce di Cristo: dappoi chè si potrebbe credere, che non per virtù della croce del Salvatore, ma per l'efficacia dell'umana eloquenza tratti fossero gli uomini a credere, e ad adorare il Cro cifisso.

1,18:La parola della croce è stoltezza per quei, che si perdono. Dagli increduli, e dai perversi uomini, che corrono quai ciechi alla loro rovina, la predicazione della croce salvatrice degli uomini è tenuta per istoltezza; un Dio fatto uomo, morto sopra una croce per dare vita e salute a tutto il genere umano, queste proposizioni sembrano all'uomo carnale non solo incredibili, ma stolte, e da non udirsi.
Per quelli poi, che sono salvati, cioè per noi, ella è la virtù di Dio. Ma per noi, che siamo arrivati a salute, la parola della croce è strumento della virtù, e della potenza divina; perchè da lei è stata potentemente operata la nostra conversione, e la nostra salute.

1,19:Sperderò la saggezza de' savi, ec. Non è cosa nuova, dice l'Apostolo, che Dio umili e confonda, e riduca a niente la sapienza, e la prudenza mondana: Isaia lo avea predetto si della sapienza degli Scribi, e de' Farisei, e sì ancora di quella de' filosofi, e di tutti i falsi sapienti del secolo.

1,20:Dov'è il savio? Dove lo scriba? Dove l'indagatore di questo secolo? Vuol dimostrare che si è adempiuta di fatto nella conversione, e salute del mondo la predizione di Isaia. Qual parte ha avuto, od ha in opera sì grande o il filosofo, che facea professione di condur gli uomini alla scienza delle cose divine, e alla dottrina dei costumi; o lo scriba maestro, e spositor della legge, o finalmente colui, che sottilmente indaga le cose della natura, e alle sue cagioni riporta tutto quello che in questo mondo si vede accadere? Si è egli servito Dio d'alcuno di costoro a persuadere al mondo la verità del Vangelo? Anzi non ha egli Dio evidentemente dimostro, come tutta la mondana sapienza è fatuità, e stoltezza, escludendo totalmente questa sapienza dalla massima delle opere della sua eterna ed infinita sapienza, quale si è certamente la conversione del mondo tutto alla fede?
Si può anche dire, che Dio fe' vedere la vanità dell'umana sapienza, perchè dimostrò, com'ella era per se medesima assolutamente incapace di giugnere alla dottrina della salute, e perchè gli infiniti errori, che nelle materie più essenziali al vero bene dell'uomo si spaccia vano come tanti assiomi evidenti nelle scuole della mondana sapienza, disvelati furono, e rigettati dalla luce dell'evangelica verità.

1,21:Dopo che nella sapienza di Dio il mondo non conobbe Dio per mezzo della sapienza: piacque ec. Il mondo non avea saputo valersi a suo pro delle cognizioni umane, e della sapienza naturale per conoscere Dio nelle opere dell'infinita sapienza, che per ogni parte si presentano agli occhi dell'uomo. Dio perciò con misericordio so consiglio una nuova via aperse alla salute dell'uomo, e questa si fu la predicazione della croce, la qual croce è stoltezza per gli empi, salute per li credenti. Cosi alla inutile umana sapienza Dio sostituì la semplicità della fede evangelica, piena di virtù e di efficacia per la salute del mondo.

1,22-23:E i Giudei chieggono i miracoli, e i Greci cercano la sapienza: Ma noi ec. Espone, in qual modo a tutta l'umana sapienza abbia Dio sostituita la croce, e Gesù crocifisso come principio e cagione di salute per tutti gli uomini. Il Giudeo non vuol credere, se la dottrina, che se gli predica, non è autenticata con i miracoli, che egli vuole e domanda. Vedi Matth. XII. 3. XVI. I. I Greci (o sia i Gentili) i quali da' Greci appresero la loro decantata sapienza, vogliono la sapienza, vale a dire, che con naturali, e filosofiche ragioni si renda conto di quello che loro si annunzia delle cose di Dio. Che facciamo noi dunque per rendere soddisfatti e quegli, e questi? Noi predichiamo Gesù Cristo crocifisso, scandalo pe' Giudei, i quali un Messia aspettandosi pieno di gloria, e di magnificenza terrena, non vollero credere in un uomo morto sopra una croce: stoltezza pei Gentili, i quali come fole, e sogni riguardano quello che si dice da noi, che un Dio sia morto, che un uomo crocifisso sia salvatore di tutti gli uomini, e che la fede nel Crocifisso sia l'unica strada di salute pel l'uomo.

1,24:Per quelli poi, che sono chiamati ec. Ma lo stesso Cristo, che è scandalo, e stoltezza per gli increduli e Giudei, e Gentili, egli è la virtù di Dio, e la sapienza di Dio per coloro, i quali secondo l'eterna predestinazione di Dio son chiamati alla fede. La virti di Dio, perchè ebbe forza di trarre il genere umano dalle mani del suo crudele nemico, che è il demonio; la sapienza di Dio, perchè col più conveniente di tutti i rimedi, salute, e rimedio porse ai mali dell'uomo, riscattando per mezzo dell'umiltà di Cristo l'uomo caduto per la superbia. Così noi soddisfacciamo agli Ebrei, che vogliono un Messia potente, e a' Greci, che cercano un maestro sapiente.

1,25:La stoltezza di Dio e più saggia degli uomini: e la debolezza ec. Quello che nelle opere di Dio sembra argomento, e indizio di stoltezza, o di debolezza, egli è sapienza, e fortezza tale, che infinitamente sorpassa tutta e la sapienza, e la fortezza degli uomini. L'incarnazione del Verbo di Dio è negli occhi dell'uomo carnale, e superbo quasi stoltezza, e infermità; ma quali tesori in tal mistero si ascondono di sapienza, e di virtù divina?

1,26-28:Imperocchè considerate la vostra vocazione.. come non molti sapienti ec. Mirate, in qual modo, per mezzo di quali uomini siete stati voi chiamati alla fede; voi sapete, che il Vangelo non è stato annunziato a voi, od agli altri popoli da un numero di potenti nel secolo, nobili, e distinti secondo il secolo, ma quelli, che a sì grand'opra elesse Dio, furono uomini riputati come stolti dal mondo, destituti di ogni umana potenza, ignobili ed abbietti nel secolo, rozzi, e pescatori, e da essere in una parola considerati come un puro niente dal mondo; e per mezzo di questi volle Dio confondere i sapienti del secolo, i quali non compresero la verità rivelata a' piccoli, e a' semplici; volle confondere i forti, e i potenti del mondo, che non poterono impedire di tali predicatori i progressi e le conquiste, e volle per mezzo di tali strumenti distruggere quello che era più stimato e rispettato nel mondo, vale a dire l'antica regnante superstizione, il culto degli idoli, e de' demoni, i pregiudizi, e gli errori accreditati e rispettati all'ombra della religione, e della protezione del principato.
Interpreti riferiscono quelle parole: considerate la vostra vocazione, agli stessi chiamati alla fede,quasi volesse dire: considerate, chi siete voi, o cristiani di Corinto, e chi pursiano quelli,che in altri paesi hanno già abbracciato la fede, conciossiachè pochi tra voi sono i potenti, pochi illustri per nascita, ma la maggior parte ignobili, rozzi, plebei, privi di ricchezze, di autorità, di potenza. Ed infatti questo rimprovero era fatto ne' primi tempi dai Gentili alla Chiesa, che ella fosse composta di bassa gente, di servi, di artigiani, di persone rozze e ignoranti, e pri ve di quelle doti esteriori, delle quali sole il mondo sa fare stima. Ben presto però toccò ad essi di vedere smentita anche questa opposizione per l'affluenza grande de' genii più sublimi, che si unirono al cristianesimo. Quantunque anche questa sposizione possa convenire alle parole dell'Apostolo, nondimeno la prima sembra alle medesime più adattata, e più naturale.

1,29:Affinchè nissuna carne si dia vanto ec. Affinchè veggendosi adesso, come Dio per la conversione del mondo di niuna si è servito di quelle cose, che il mondo stima ed apprezza, ma di cose totalmente contrarie, non abbia più ardire alcun uomo di gloriarsi a petto a Dio, quasi egli di uomo alcuno, o di mezzi umani abbisogni per condurre a fine i suoi disegni. Argomento invincibile per la verità, e divinità del Vangelo piantato da Dio, e stabilito nel mondo con mezzi tutti opposti a quelli, che l'umana sapienza suggeriti avrebbe, se a' consigli di Dio la sapienza umana fosse chiamata. Ma dopo che ebbe Dio dimostrato con tanta chiarezza, che opera sua è il vangelo, volle pur far conoscere, come son doni suoi e i talenti dello spirito, e la nobiltà del sangue, e l'autorità, e le ricchezze, e la podestà, e con la sua infinita sapienza di tutte queste cose si valse alla propagazion della fede.

1,30:Ma da esso siete voi in Cristo Gesù, il quale ec. Da quello che si è detto finora chiaramente apparisce, come la vostra conversione attribuir non si può a un uomo, ma a Dio stesso, per virtù del quale siete voi uniti, e incorporati a Gesù Cristo: imperocchè, come dice lo stesso Apostolo, noi (come cristiani) siamo fattura di Dio, creati in Cristo Gesù.
Il quale è da Dio stato fatto sapienza per noi, ec. Il quale ci è stato dato da Dio, perchè fosse nostra sapienza, vale a dire, perchè incorporati a lui, che è la sapienza del Padre, noi pure della sua celeste sapienza fos simo a parte; perchè fosse nostra giustizia, mentre per la fede di lui siamo giustificati; nostra santificazione, mentre per lui a Dio siam uniti; nostra redenzione, mentre per lui dalla servitù del peccato siam liberati.

1,31:Onde conforme sta scritto: chi si gloria, ec. Se adunque non dall'uomo, nè da alcuna umana cagione, ma dalla sola virtù di Dio è condotto l'uomo a salute, non all'uomo, ma a Dio solo ne è dovuta la gloria.

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