Lettera di Giuda Apostolo - 1

1

VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Egli esorta a star costanti nella fede, che avean ricevuta, e a resistere agli empj, e impuri uomini, che uscivan fuori, de' quali predice il supplizio simile a quello de' Giudei, e de' Sodomiti, mentre anche quegli senza alcun rispetto sfrenatamente sono trasportati da ogni concupiscenza carnale. Dipinge costoro con varie similitudini, e ripete quello, che di essi hanno predetto Enoch, e gli Apostoli.

1Giuda servo di Gesù Cristo, e fratello di Jacopo, a quegli, che da Dio Padre sono stati amati, e in Cristo Gesù salvati, e chiamati.
2Sia a voi moltiplicata la misericordia, e la pace, e la carità.
3Carissimi, avendo io ogni sollecitudine di scrivere a voi intorno alla comune vostra salute, mi son trovato in necessità di scrivervi: per pregarvi a combattere per la fede, che è stata data a' santi una volta.
4Imperocché si sono intrusi certi uomini (de' quali già tempo era stata scritta questa condannazione) empj, i quali la grazia del nostro Dio convertono in lussuria, e negano il sole dominatore, e Signor nostro Gesù Cristo.
5Or io voglio avvertir voi istruiti una volta di tutto, che Gesù liberando il popolo dell' Egitto, sterminò dipoi coloro, che non credettero;
6E gli Angeli, che non conservarono la loro preminenza, ma abbandonaron il loro domicilio, gli riserbo sepolti nella caligine in eterne catene al giudizio del gran giorno.
7Siccome Sodoma, e Gomorra, e le città confinanti ree nella stessa maniera d'impurità, e che andavan dietro ad infame libidine, furon fatte esempio, soffrendo la pena di un fuoco eterno.
8Nella stessa guisa anche questi contaminano la carne, disprezzano la dominazione, bestemmiano la maestà.
9Quando Michele Arcangelo di sputando contro del diavolo altercava a causa del corpo di Mosè, non ardì di gettargli addosso sentenza di maledizione: ma disse: ti reprima il Signore.
10Ma questi bestemmiano tutto quello, che non capiscono: e come muti animali di tutte quelle cose, che naturalmente conoscono, abusano per loro depravazione.
11Guai a loro, perché han tenuto la strada di Caino, e ingannati, come Balaam, per mercede si sono precipitati, e son periti nella ribellione di Core.
12Questi sono vitupero nelle loro agape, ponendosi insieme a mensa senza rispetto, ingrassando se stessi, nuvoli senz' acqua traportati qua, e là dai venti, alberi d'autunno, infruttiferi, morti due volte, da essere sradicati,
13Flutti del mare infierito, che spumano le proprie turpitudini, stelle erranti: pelle quali tenebrosa caligine è riserbata in eterno.
14E di questi pur profetò Enoch settimo da Adamo, dicendo: ecco, che viene il Signore con le migliaia de' suoi santi
15A far giudizio contro di tutti, e rimproverare a tutti gli empj tutte le opere della loro empietà da essi empiamente commesse, e tutte le dure cose, che han dette contro di lui questi empj peccatori.
16Questi sono mormoratori queruli, che vivon secondo i loro appetiti, e la loro bocca sputa superbia, ammiratori di (certe) persone per interesse.
17Ma voi, carissimi, ricordatevi delle parole dettevi già dagli Apostoli del Signor nostro Gesù Cristo,
18I quali a voi dicevano, come nell'ultimo tempo verranno dei derisori viventi secondo i loro appetiti nelle empietà.
19Questi son quegli, che fanno separazione, gente animalesca, che non hanno spirito.
20Ma voi, carissimi, edificando voi stessi sopra la santissima vostra fede, orando per virtù dello Spirito santo,
21Mantenetevi nell'amore di Dio, aspettando la misericordia del Signor nostro Gesù Cristo per la vita eterna.
22E gli uni convinti correggeteli:
23E quelli salvateli, traendogli dal fuoco. Degli altri poi abbiate compassione con timore: avendo in odio anche quella tonaca carnale, che è contaminata.
24Ed a colui, che è potente per custodirvi senza peccato, e costituirvi immacolati, ed esultanti nel cospetto della sua gloria alla venuta del Signor nostro Gesù Cristo:
25Al solo Dio salvatore nostro per Gesù Cristo Signor nostro, gloria, e magnificenza, e imperio, e potestà prima di tutti i secoli, e adesso, e per tutti i secoli de' secoli. Così sia.
Note:

1,1:Giuda servo di Gesù Cristo, e fratello di Iacopo, ec. Si chiama servo di Gesù Cristo, cioè consegnato al servigio di Cristo nel ministero Apostolico , e fratello di Iacopo detto il minore. autore della prima eplstola cattolica, e di cui era celebre il nome e riverita da tutti la santità; onde del nome di un tal fratello al vale il nostro Apostolo a conciliare autorità e rispetto maggiore alle sue parole. Tale era la sua umiltà.
A quelli, che da Dio Padre sono stati amati, ec. A quelli, che Dio Padre amò per sua misericordia ab eterno e gli ha separati dagli increduli ed infedeli.
E in Cristo Gesù salvati e chiamati. Il Padre ci amò per effetto di sua carità; Gesù Cristo ci salvò con la sua morte, e con la sua grazia ci chiamò alla fede.

1,2:Sia a voi moltiplicata la misericordia, ec. Vi ricolmi il Signore delle sue misericordie. vi dia la pienezza della pace, e della carità.

1,3:Avendo io ogni sollecitudine di scrivere a voi intorno ec. Dimostra sul bel principio, quanto ardente fosse il suo zelo pella salute de' suoi cari figliuoli, a quali, allorchè non poteva a voce, non mancava di raccomandar con lettere quello che secondo le diverse circostanze era utile, o necessario di far loro presente per consolare, e incoraggiare la loro fede; per la qual cosa soggiunge, essersi trovato in necessita di scrivere questa lettera per pregarsi di combattere per la fede. Questa sede fu data ai santi, cioè ai fedeli una volta. Sentenza gravissima, ed importantissima; imperocchè è, come se gli dicesse, che a questa fede nulla vi può esser da aggiungere, o da cangiare; ch'ella è stata data una volta per essere immutabile, e la stessa per sempre; e che altra fede non v'ha fuori di questa, per cui possa l'uomo sperar salute. Cosi getta a terra le novità, e i profani misteri degli eretici.

1,4:Si sono intrusi certi uomini ec. Intende gli eretici, particolarmente gli Gnostici, Simoniani, Nicolaiti, de' quali ci fa il carattere. Questi tenevano inquieto lo zelo dell'Apostolo, il quale temeva, che non giungesser costoro ad infettare anche quella parte del gregge di Cristo, che si era fin allora conservata sana, ed intatta.
(De quali già tempo era stata scritta questa condannazione). La parola della Volgata praescripti l'ho tradotta secondo la naturale significazione, e come è esposta la greca corrispondente da Ecumenio, ed altri interpreti. Dice adunque, che la condannazione di costoro, ovvero il terribile giudizio di Dio, per cui in pena de loro peccati sarebbono stati abbandonati da lui al reprobo loro senso, e fino a far naufragio della fede, e a divenir maestri di errori, questa condannazione, e questo giudizio divino era stato già tempo descritto nel scritture. E con questo parlare rinfranca i fedeli contro lo scandalo, che potea loro recare la caduta di questi già discepoli di Cristo, e seguaci della vera fede. Tutto questo, dice egli, ben lungi dal far torto alla fede, dee confermarla in voi, perchè tutto è stato preveduto, e predetto.
Empii, i quali la grazia del nostro Dio convertono in lussuria. Empi, perchè la legge evangelica, legge di purita, e scuola di ogni virtù convertono, sotto pretesto di libertà in una sfrenata licenza di vivere. Vedi 2. Pet. II.19 dove abbiamo parlato degli osceni costumi di quegli eretici. Grazia di Dio è chiamato il Vangelo Hebr. XII.15., ed anche in altri luoghi, perchè egli contiene un tesoro, e un cumulo di grazie celesti.
E negano il solo dominatore ec. Di questi stessi eretici scrisse s. Pietro: negano il Signore, che li comprò. Dice, che Cristo è il solo dominatore; escludendo non il Padre, non lo Spirito santo, co quali Cristo ha la stessa sostanza, ma qualunque creatura, perchè al solo Dio appartiene l'assoluto dominio sopra tutte le cose; onde con ciò dimostrasi la divinità di Cristo contro lo que' medesimi eretici, Cerinto, Ebione ec.

1,5:Or io voglio avvertir voi istruiti una volta di tutto che Gesù ec. In vece di Gesù il greco ha il Signore, la qual cosa io volentieri osservo, perchè veggasi, come è probabile, che del Figliuolo di Dio piuttosto, che di Giosuè debba intendersi quello che segue, perchè Gesù, e il Signore la stessa cosa significano nel nuovo Testamento, quantunque di Giosuè lo intenda s. Girolamo: il qual sentimento non sembra, che possa ammettersi: perchè Giosuè non fu quegli che trasse fuora il popolo dall'Egitto, nè di lui pare, che possa dirsi, che sterminasse gl'incredili. Con voi, che di tutte le cose della religione siete perfettamente informati, e per lungo studio delle scritture sapete benissimo vedere le relazioni tra l vecchio, ed il nuovo Testamento, non occorre, che io la faccia da maestro, ma solo, che vi accenni in generale, e vi rammemori certe cose. Gli Ebrei convertiti al Vangelo ponevano studio nel comparare le figure, i fatti, le storie del vecchio Testamento con quello che vedevano, ed udivano del nuovo, secondo il gran principio di Paolo, che tutto riguarda Gesù Cristo, e la Chiesa di lui; ed abbiamo veduto, come nella prima ai Corinti cap. X. in tutto quello che avvenne agl'Israeliti nell'uscir dall'Egitto, e nel passaggio del mar rosso, sappia lo stesso Apostolo ravvisare il medesimo Cristo, ed applicare alla istruzione dei fedeli tutta quella parte della sagra istoria. Attribuendo a dunque a Gesù in quanto Dio la liberazione d'Israele dall'Egitto, segue il nostro Apostolo lo spirito della Chiesa, ed anche l'uso delle scritture, dove queste medesime cose alla divina sapienza sono attribuite. Vedi Sap. X. XI., e quel che è più, viene a dimostrare contro gli eretici stessi de' suoi tempi, che del vecchio, e del nuovo Testamento lo stesso Dio è l'autore. Posto ciò, dalla maniera, onde furono puniti gli Ebrei, i quali tratti miracolosamente dall'Egitto, caddero dipoi nella incredulità, vuole l'Apostoro, che si argomenti, che con pari severità saranno trattati que cristiani, i quali salvati da Criste per mezzo del santo battesimo, abbandonata dipoi la fede, co nemici dello stesso Cristo vadano a collegarsi, con Simone, con Cerinto ec.

1,6:E gli Angeli, che non conservarono la loro preeminenza ec. Vedi lo stesso argomento 2. Pet. II. 4. Gli Angeli, che non seppero mantenersi nell'altezza di dignità, nella quale erano stati da Dio creati, e per loro colpa ne diventarono indegni, ebbero per loro gastigo un'eterna orribil prigione, nella quale aspettano la pubblica loro condannazione nel futuro giudizio.

1,7:Soffrendo la pena d'un fuoco eterno. Quelle infami città furono fatte esempio a peccatori, essendo state abbruciate da un fuoco, che è l'immagine del fuoco eterno, al quale gli infami loro abitatori furono condannati. Altri vogliono, che eterno sia detto quel fuoco, perchè gli effetti di esso rimarranno visibili per tutti i secoli. Vedi quello che si è detto Gen. XIx. 24. Vedi ancora vers. 2 Pet. II. 6.

1,8:Disprezzano la dominazione ec. S. Epifanio Haer. 26. dice, che gli Gnostici disprezzavano la dominazione, cioè la divinità, e la maestà di Dio, a cui toglievan l'impero, e il dominio delle cose create, delle quali attribuivano agli Angeli Ia creazione, come dice Ecumenio. Altri per dominazione intendono il dominatore, e Signore Gesù Cristo, come lo chiama s. Pietro ep. 2. II. 1., ed anche s. Giuda vers. 4. Finalmente altri intendono la pubblica potestà tanto civile, che ecclesiastica. I Carpocraziani in effetto facevano professione di disprezzare le leggi.

1,9:Quando Michele Arcangelo disputando contro del diavolo ec. Contrappone la modestia, e la ritenutezza di s. Michele Arcangelo, alla petulante baldanzosa arroganza degli eretici, i quali non temevano di bestemmiare Dio, e i suoi ministri, e tutte le potestà. L'Arcangelo, secondo l'ordine del Signore, volle, che rimanesse occulto il luogo della sepoltura di Mosè; il demonio voleva manifestarla agl'Israeliti, per dare un'occasione a quel popolo d'idolatria. Il santo Arcangelo in questa disputa si contentò di dire al demonio: ti reprima il Signore; perchè (dice s. Girolamo ep. ad Tit. III. ) il demonio veramente meritava la maledizione, ma questa non doveva uscire dalla bocca di un Angelo. La storia di questo fatto non è in alcun de libri canonici del vecchio Testamento; ma s. Giuda potè saperla o per via della tradizione, o per qualche rivelazione speciale, come di altri fatti antichi riportati nel nuovo Testamento abbiamo osservato. Origene, s. Clemente d'Alessandria, s. Atanasio, ed altri citano un libro apocrifo intitolato l'assunzione di Mosè, nel qual libro era riferito quello che narra s. Giuda; or ognun sa, che in tali libri tra molte cose false alcune se ne trovano delle vere. Vedi il Grisostomo Hom. V. in Matt., s. Ambrogio 2 offic. cap. VII.

1,10:Bestemmiano tutto quello che non capiscono. Vedi 2. Pet II. 12. Degli Gnostici s. Epifanio: bestemmiano non solo Abramo, Mosè, Elia... ma anche Dio.
Come muti animali... abusano ec. Abusano a corrompere, e a degradare la loro natura di tutto quello che pel lume naturale vengono a conoscere, quasi fosser non uomini, ma bruti animali, seguendo in tutto non la ragione, ma lo sfrenato impeto del loro bestiali appetiti.

1,11:Han tenuto la strada di Caino ec. Empio fratricida. Uccidono essi con più esecrando attentato le anime de fratelli, i quali rubano dal sen della Chiesa. Ecumenio.
Ingannati, come Balaam ec. Vedi 2. Pet. II. 15. Balaam ebbe per mercede de' suoi scellerati consigli la morte. Gli Gnostici imitano l'avarizia, e il perfido cuor di Balaam, e avranno simile la fine.
Son periti nella ribellione di Core. Core per invidia, e per ambizione si ribellò contro, Mosè, ed Aronne. Gli eretici per lo stesso spirito di ambizione e di superbia si ribellano dai pastori, e dalla Chiesa. Periranno i miseri, come perì Core. Vedi Num. XVI. XVII.

1,12:Questi sono vitupero nelle loro agape ec. Abbiam ritenuto la voce greca, come non ignota tra i cristiani. Il greco porta non nelle loro agape, ma nelle vostre agape; e così dee laggersi assolutamente non solo per quello che segue, e perchè così lesse s. Agostino de fide, et operibus dap. XXV., ma ancora, perchè così richiede il luogo paralello 2. Pet. II. 15.; imperocchè da quello e da questo intendiamo, che questi eretici, i quali nascondevano, quan c'era possibile, la loro perfidia, s'intrudevano uelle adunanze dei fedeli, e si ponevano anche a mensa con essi alle refezioni di carità usate nella Chiesa, delle quali erano l'obbrobrio, come gente sfacciata, senza rispetto nè a Dio, nè agli uomini, e a null'altra cosa intesi, che a riempiere il ventre.
Nuvoli senz'acqua traportati ec. Nuvole, che promettono in apparenza copiosa acqua di dottrina, ma sono sterili, e in seconde, e facili ad essere portate a capriccio de venti per la loro leggerezza. Gli Gnostici col loro stesso nome professavano di avere un gran capitale di scienza; ma erano bei vasi affatto vuoti di ogni bene, instabili nel loro stessi pravi dommi, i quali per ogni piccolo interesse in altri cangiavano secondo il costume degli eretici. Gli Ariani non hanno una sola fede, ma molte, diceva il grande Ilario a Costanzo imperatore. La storia di tutti i secoli dopo la fondazione della Chiesa dimostra, che questo è il costante carattere dell'eresia. Siccome ella è un mostruoso parto della umana passione, a voglia ancora delle umane passioni cangia, e si trasforma. Gli eretici degli ultimi tempi hanno anche in questo punto onde vergognarsi, e confondersi, purchè non altro consultino, che i pubblici monumenti della loro celebrata riforma, voglio dire, i libri de loro patriarchi, gli antichi loro sinodi, le confessioni di fede ec., dalle quali chiaro apparisce, che non una fede hanno avuta, ma molte. E quante ne debbe avere una società, della quale ognuno de' membri la sua religione può, e debbe formarsi secondo quello che gli parrà di trovare in un libro, divino certamente, e adorabile, qual è la scrittura sagra, ma soggetto ad essere per la debolezza dell'umano intendimento, e molto più per le cattive disposizioni del cuore in mille guise stravolto, come dall'esempio di tutti gli antichi eretici manifesto si rende?
Alberi d'autunno, infruttiferi ec. Nel finir dell'autunno gli alberi restano spogliati anche di foglie. Invece però di alberi d'autunno il greco può significare alberi, che non portan frutti se non corrotti, ovvero, che niun frutto conducono a maturità. Questi alberi sono due volte morti, cioè morti doppiamente, morti interamente. Accenna forse la doppia morte, della quale Cristo Matt X.28. La fine di tali piante si è di essere sradicate a segno, che vestigiò di esse non resti. Così fu già predetto, e così fu degli Gnostici, e così è stato, e sarà di tutti gli eretici.

1,13:Flutti del mare infierito, che spumano ec.Paragona costoro ai flutti del mare in burrasca, perchè colle loro novità agitano, e sconvolgono la Chiesa; e siccome i flutti sollevano, e gettano a riva le fecce dal fondo del mare; così dice, che costoro gettano fuori la spuma delle orrende loro oscenità e ed avvelenano le anime colla puzzolente lor vita; imperocchè tutto va per essi a finire in una mostruosa impurità.
Stelle erranti: pelle quali tenebrosa caligine ec. Paragona nuovamente gli stessi eretici o alle comete, le quali, quantunque abbiano corso fisso e regolato, contuttociò agli occhi del popolo sembra che vadan vagando senza legge; o piuttesto a quelle esalazioni, o meteore, che talora appariscon nell'aria, e scorrono in questa, o in quella parte del cielo, e presto svaniscono, e restano coperte nelle tenebre della notte. Nella stessa guisa costoro dopo gl'infiniti loro giri, ed errori andranno a finire in una eterna tenebrosa caligine nell'inferno.

1,14-15:E di questi pur profetò Enoch settimo da Adamo ec. Enoch è il settimo patriarca da Adamo, compreso però le stesso Adamo; Adamo, Seth, Enos, Cainan, Malaleel, Jared, Enoch. La profezia di questo santo poteva essersi conservata per via della tradizione. Tertulliano crede, che il libro di Enoc fosse in tempo del diluvio custodito nell'arca, e lo stesso hanno creduto s. Atanasio synops., s. Clemente strom. 6., s. Girolamo de script., ed altri Ma checchè sia di questo, la seguente profezia è indubitatamente di Enoch, come ce ne assicura lo Spirito santo per bocca del nostro Apostolo. Ecco, che viene il Signore con le migliaja de' suoi santi ec. Si descrive l'estremo giudizio, a cui comparirà Gesù Cristo giudice attorniato da innumerabili schiere di Angeli, e di santi. Il profeta minaccia agli empi, e bestemmiatori (e tali erano in sommo grado gli Gnostici) la vendetta del giudice eterno altamente offeso dalle loro empietà.

1,16:Mormoratori queruli ec. Continua a dipingere i medesimi eretici. Avevano questi, ed hanno il costume di lagnarsi de' prelati della Chiesa, e di mormorarne senza ritegno, dimostrarsi mal contenti di tutto, e di tutti.
Ammiratori di (certe ) persone per interesse. S'insinuano presso le persone facoltose, e petenti per mezzo della vile adulazione, favoreggiando i vizi di esse, e innalzandole colle loro lodi non secondo il merito di quelle, ma per riguardo al proprio interesse.

1,17-18:Ricordatevi delle parole ec. Da questa maniera di parlare s'inferisce, che questa lettera fu scritta in tempo che la maggior parte degli altri Apostoli erano già morti. Gli avvertimenti dati da questi a fedeli si conservavano nelle Chiese o per iscritto, e per via di tradizione. Di questi derisori parlò s. Pietro 2. ep. III. a., parlò s. Paolo 1. Tim. IV. 1., e altrove. Gli chiama derisori, forse perchè, come nel detto luogo nota s. Pietro, domandavano per ischerno ai fedeli: dov'è la promessa, o la venuta di lui? 2. Pet. III. 4. 5. ec.

1,20-21:Ma voi... edificando voi stessi sopra... mantenetevi ec. Si rivolge con grand'affetto ai fedeli. Ma voi alzando sopra il fondamento della porissima, incorrotta vostra sede l'edifizio della vostra perfezione, intenti alla orazione, nella quale lo Spirito santo la vostra infermità aiutando, per voi pregherò (Rom. VIII. 27. ) mantenetevi saldi nell'amore di Dio, sperando, e aspettando la misericordia di Gesù Cristo, la quale nella eterna vita v'introduca.
Notisi, che gli Gnostici, al riferire di s. Ireneo lib. 1. 1. 3., dicevano di non aver bisogno dell'orazione, nè dell'aiuto dello Spirito santo, perchè erano uomini spirituali. Quindi il nostro Apostolo non solo la costanza nella fede, ma di più la perseveranza nell'orazione raccomanda, la quale orazione egli insegna, che non può esser vera, ed efficace, se non mediante l'ajuto dello Spirito santo; e la necessità dell'orazione dimostra, perchè, com'ei dice, la vita eterna è una grazia, ed una misericordia di Gesù Cristo: dappoichè e i nostri meriti sono doni di Dio, e ad essi fu promessa da Dio la gloria non come per giustizia, ma come per misericordia. Vedi Rom. VI. 23. s. Agostino ep. cv.

1,22:E gli uni convinti correggeteli. Prescrive la maniera di condursi inverso gli eretici, i quali non debbon esser tutti trattati egualmente. Gli uni procurate di convincerli, è convinti correggeteli con pari severità, e carità.

1,23:E quelli salvateli, traendoli dal fuoco. Quelli che per ignoranza, o per semplicità sono caduti nelle reti dei novatori, salvateli, traendoli dall'incendio, in cui senza la vostra carità perirebbero.
Degli altri poi abbiate compassione con timore. Quanto a quelli, i quali riconosciuto il lor fallo chieggono la penitenza, e il perdono, abbiatene compassione mista di un santo timore sul riflesso, che quello che è stato di questi potrebb'esser di voi, se Dio cen la sua grazia non vi assistesse: considerando te stesso, che tu pure non sii tentato, Gal. VI.1.
Avendo in odio anche quella tonaca carnale, che è contaminata. Guardandovi non solo dai vizi degli eretici, ma anche da qualunque estrema familiarità, e convitto con essi, per cui i vizi stessi possono di leggeri attaccarvisi. Comunemente credesi, che queste parole siano come una maniera di proverbio, il quale in molte differentissime maniere viene esposto dagl'interpreti. Mi sembra credibile, che si alluda alla legge di Mosè, secondo la quale la lebbra, il sangue ec. rendevano immonde le vestimenta in guisa, che chi le avesse toccate, contraeva immondezza legale, per cui nè poteva entrar nel tempio, nè conversare cogli uomini. Vedi Levit. XV. 4. 17. S. Giuda adunque alla tonaca immonda paragona l'esteriore convitto con gli eretici, dal quale era molto facile il contrarre impurità, e perciò ordina ai fedeli di starne cautamente lontani se non quanto la carità, e la speranza di ricondurgli alla Chiesa altrimenti consigliasse a coloro, i quali fossero talmente stabili nella fede, e nella virtù da non correr pericolo di sovversione. Fuggite, dice il santo Apostolo, non solo la dottrina degli eretici, e i vituperosi loro costumi, ma fuggite anche la loro conversazione, e guardatevi fin dal toccamento delle loro vesti. Tutto è impuro ed immondo in costoro. Con simile allegoria (ottimamente applicata, perchè parlarva ad Ebrei, i quali benchè divenuti cristiani un gran rispetto pur conservavano tuttora pella legge) vuol imprimere in essi un orrore grande dell'eresia, e di quegli eretici, della sozza vita de' quali ha parlato con tanta forza ed egli, e l'Apostolo Pietro, ed anche gli storici, e i Padri della Chiesa.

1,24:A colui che è potente per custodirvi senza peccato ec. Un magnifico inno di laude insieme, e di preghiera contiensi in questi due versetti, col quale chiude e sigilla il nostro Apostolo questa sua lettera, il qual inno canta egli al Signore, opponendolo alle empietà e bestemmie, le quali contro la maestà di Dio vomitavano di continuo i Simoniani, e gli Gnostici, alle dottrine de quali pone di contro i principali dommi della cattolica Chiesa toccati con molta grazia e vivezza. Dice, che Dio è potente a custodire liberi dal peccato i suoi fedeli; con che viene a dire, che egli ha potenza e sapienza, ed anche volontà di fare mediante l'aiuto della sua grazia nell'uomo quello che da se stesso non può far l'uomo; imperocchè ella è una grande empietà il dire, che l'uomo senza la grazia di Dio possa essere senza peccato, dice s. Agostino de nat., et grat. cap. X.
E a costituirvi immacolati, ed esultanti nel cospetto della sua gloria. Dice in conseguenza, che a Dio pur si appartiene di condurre gli stessi fedeli scevri di colpa al cospetto della sua gloria, viene a dire, alla beata visione del medesimo Dio, nella quale di gaudio, e di esultazione saranno ricolmi, Is. XXX. 10.
Alla venuta del Signor Gesù Cristo. Accenna, come di questa felicità saranno i Santi debitori ai meriti di Gesù Cristo, al quale solo si appartiene di presentare, come sua propria conquista, gli stessi Santi dinanzi al trono del Padre, e introdurgli al possesso della gloria ad essi da lui meritata, quando (come dice s. Paolo) verrà egli ad essere glorificato ne' santi suoi, ed a farsi ammirabile in tutti coloro, che han creduto, 2. Thess. 1. 10.

1,25:Al solo Dio Salvatore nostro per Gesù Cristo Signor nostro, gloria ec. Il titolo di Salvatore si dà qui a Dio, cioè a tutta la santissima Trinità, come 1. Tim. 1. 17., e Dio salva gli uomini per Gesù Cristo, il quale è stato per noi giustizia, e santificazione, e redenzione 1. Cor. 1.30. Di questo solo Dio sia da tutte le creature riconosciuta e celebrata la gloria, la maestà, l'assoluto sovrano impero, e la potenza infinita, la quale potenza, gloria, maestà ec. fu prima di tutti i secoli, ed è adesso, e sarà per tutti i secoli avvenire.

Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap