Lettera ai Colossesi - 1

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Essendo stato ragguagliato della fede, e carità, e speranza de Colossesi, prega per essi, affinchè divengano perfetti nella scienza di Dio, e nelle buone opere. Dice, che Cristo e immagine di Dio, per cui tutte le cose furon create, ed il quale è capo della Chiesa, e pacificatore di tutte le cose. Gli esorta a stare immobili nella fede; e dice, com'egli è stato ministro di Cristo per predicare il mistero ascoso da tutti i secoli, e manifestato in questo tempo.

1Paolo per volenti di Dio Apostolo di Gesù Cristo, e il fratello Timoteo:
2A quegli, che sono a Colesse, santi, e fedeli fratelli in Cristo Gesù.
3Grazia a voi, e pace da Dio Padre nostro, e dal Signor Gesù Cristo. Noi rendiamo grazie a Dio, e padre del Signor nostro Gesù Cristo, sempre orando per voi:
4Avendo udito la fede vostra in Cristo Gesù, e la carità, che avete per tutti i santi,
5Per la speranza, che è riposta per voi ne' cieli: la quale voi già apparaste mediante la parola di verità, il vangelo:
6Il quale è pervenuto a voi, come anche per tutto il mondo, e fruttifica, e cresce, come pur tra di voi, fin da quel giorno, in cui voi veramente ascoltaste, e conosceste la grazia di Dio,
7Conforme avete anche imparato da Epafra conservo nostro carissimo: il qual o fedel ministro di Cristo Gesù per voi,
8Il quale ha anche manifestata a noi la spirituale carità vostra.
9Per questo anche noi dal giorno, che (ciò) udimmo, non cessiamo di orare per voi, e di domandare, che siate ripieni di cognizione della volontà di lui con ogni sapienza, e intelligenza spirituale:
10Onde camminiate in maniera degna di Dio, piacendo (a lui) in tutte le cose, producendo frutti di ogni buona opera, e crescendo nella scienza di Dio:
11Corroborati con ogni specie di fortezza per la gloriosa potenza di lui nella perfetta pazienza, e longanimità, con gaudio,
12Grazie rendendo a Dio Padre, il quale ci ha fatti degni di partecipare alla sorte dei santi nella luce:
13Il quale ci ha tratti dalla podestà, delle tenebre, e ci ha trasportati nel regno del Figliuolo dell'amor suo,
14In cui abbiamo la redenzione mediante il sangue di lui, la remissione de' peccati:
15Il quale è immagine dell'invisibile Dio, primogenito di tutte le creature:
16Imperocché per lui sono state fatte tutte le cose ne' cieli, e in terra, le visibili, e le invisibili, sia i troni, sia le dominazioni, sia i principati, sia le potestà: tutto per lui, e a riflesso di lui fu creato:
17Ed egli è avanti a tutte le cose, e le cose tutte per lui sussistono.
18Ed egli è capo del corpo della Chiesa, ed egli è il principio, il primo a rinascere dalla morte: ond' egli abbia in ogni cosa il primato:
19Conciossiachè fu beneplacito (del Padre), che in lui abitasse ogni pienezza:
20E che per lui fosser riconciliate seco tutte le cose, rappacificando, mediante il sangue della croce di lui, e le cose della terra, e le cose del cielo.
21E voi, che eravate una volta avversi, e nemici di animo per le male opere,
22Vi ha adesso riconciliati nel corpo della sua carne con la sua morte, affine di presentarvi santi, e immacolati, e irreprensibili dinanzi a se:
23Se però perseverate ben fondati, e saldi nella fede, e immobili sulla speranza del vangelo ascoltato da voi, e predicato a tutte quante le creature, che sono sotto de' cieli, del quale sono stato fatto ministro io Paolo.
24Io, che adesso godo di quel, che patisco per voi, e do nella carne mia compimento a quello, che rimane de' patimenti di Cristo, a pro del corpo di lui, che è la Chiesa:
25Della quale son io stato fatto ministro secondo la dispensazione di Dio fatta a me per voi, affinchè io dia compimento alla parola di Dio:
26Mistero ascoso ai secoli, ed alle generazioni, manifestato però adesso ai santi di lui,
27Ai quali volle Dio far conoscere, quali siano le ricchezze della gloria di questo mistero tralle nazioni, che è Cristo, in voi speranza della gloria,
28Cui noi predichiamo, correggendo ogni uomo, e insegnando ad ogni uomo tutta la sapienza, affine di rendere perfetto ogni uomo in Cristo Gesù;
29Al qual fine ancora io fo tutti i miei sforzi, combattendo secondo l'operazione di lui, la quale in me agisce potentemente.
Note:

1,4-5:Avendo udito la fede vostra... e la carità, ec. per la speranza, ec. La fede è il principio della vita spirituale, ma la fede senza la carità è morta; il frutto poi della carità non è per la vita presente, ma per la futura; e per questo pone l'Apostolo nel suo elogio de' Colossesi la fede operante per la carità, per la speranza de' beni avvenire, riposti, e preparati ne' cieli per coloro che credono, ed amano, e sperano. E di questa speranza aggiunge, che furon essi istruiti per la predicazione del Vangelo, che è la parola di verità.

1,6:Come anche per tutto il mondo. Questa lettera si crede seritta circa l'anno 62. di Cristo; e da queste parole di Paolo veggiamo i maravigliosi progressi, che in sì corto spazio di tempo aveva fatto il Vangelo predicato per ogni dove dagli Apostoli, e dai loro discepoli. Così si adempiva la promessa di Cristo, Matt. XXIV. 14.
La grazia di Dio. Il Vangelo, o sia la dottrina, che concerne la gratuita beneficenza di Dio, per cui determinò di salvare gli uomini.

1,7:Conforme avete anche imparato da Epafra ec. Credesi, che egli fosse convertito alla fede da Paolo, allorchè, questi predicava nella Frigia. Dopo di essersi ripieno della scienza del suo maestro, egli divenne Apostolo della sua patria, e vi fondò una Chiesa molto illustre. Andò dipoi a Roma a visitare l'Apostolo, e ivi fu messo in prigione, come si vede dalla lettera a Filemone. Negli antichi martirologi sta scritto, che egli essendo vescovo di Colosse, in questa città diede la vita per Gesù Cristo... Abbiamo altrove notato, che Epafra è un'abbreviazione di Epafrodito.

1,9:Dal giorno, che (ciò) udimmo ec. Da quel punto, in cui fummo la prima volta informati della vostra conversione alla fede.
Che siate ripieni di cognizione della volontà di lui ec. Questa cognizione della volontà di Dio abbraccia non solo tutto quello che dee credersi, ma quello ancora, che dee farsi per la salute; e perciò aggiugne la sapienza, per cui s' intende la rivelazione de' mnisteri, e l'intelligenza spirituale, per cui la cognizione degli stessi misteri si applica alle azioni, e alla condotta della vita.

1,10:In maniera degna di Dio. Altrove, dice: in maniera degna della vocazione cristiana, Ephes. IV. I.; altrove, in maniera degna dell'evangelio, Philipp. 1. 27. Crescendo nella scienza di Dio. Predica l'Apostolo in tutte le sue lettere, oltre l'obbligo di avanzarsi nel bene, quello senza di cui questo primo non può adempirsi, che è di avanzarsi nella cognizione delle cose celesti, de' misteri della fede, delle verità essenziali del cristianesimo, per mezzo della meditazione della parola di Dio.

1,11:Corroborati con ogni specie di fortezza ec. Desidera, oltre le cose predette, ogni specie difortezza per resistere ad ogni specie di tentazioni, ma una tal fortezza è effetto della potenza di Dio in noi, la quale sola può ispirarci una costante pazienza, e longanimità per soffrire non solo con rassegnazione, ma anche con gaudio i mali della vita presente; carattere proprio del cristianesimo, come apparisce da innumerabili luoghi del nuovo testamento, e dalla stessa sperienza de' santi.

1,12-13:Ci ha fatti degni di partecipare alla sorte dei santi nella luce: ec. Si è degnato di ammetterci ad aver parte all'eredità destinata ai santi, ai veri Israeliti nel regno di Dio, che è regno di luce, cioè di gloria immortale. 1. Tim. VI. 16. A questa eredità siamo stati chiamati per mezzo del Vangelo, e siamo stati chiamati mentre eravamo sotto la potestà delle tenebre, cioè del demonio principe delle tenebre, dalle quali Dio misericordiosamente ci trasse per trasportarci nella Chiesa, che è il regno del suo diletto Figliuolo. Vedi Apocal. v. 10.

1,14:In cui abbiamo la redenzione ec. Ecco in qual modo fummo noi trasportati dal regno delle tenebre al regno di Cristo. Cristo fatto uomo per noi, offerendosi in sacrificio per nostro riscatto ci liberò dalla servitù del demonio col sangue suo, col quale a noi meritò la remissione de' peccati, e la riconciliazione con Dio.

1,15:Il quale è immagine dell'invisibile Dio. Cristo è immagine del Padre per la comune essenza, che egli ha col padre nell'eterna generazione. Egli è perciò immagine so migliantissima, perchè è perfettamente, ed essenzialmente simile al Padre nella natura, nella potenza, nella sapienza, ed è coeterno al Padre, consustanziale al Padre, e in tutto uguale al Padre. Lo stesso dicesi 2. Cor. IV. 4., 1. Tim. III. 16. Hebr. I. 3.
Primogenito di tutte le creature. Generato prima di tutte le creature, cioè a dire, ab eterno. E con gran mistero ha voluto l'Apostolo unitamente all'eternità del Verbo far menzione delle creature, affine d'indicare, come lo stesso verbo era stato nel tempo principio efficiente di tutte le cose create. Vedi Hebr. I. 2. 6.

1,16:Per lui sono state fatte tutte le cose ec. Espone l'Apostolo quello, che aveva accennato nel verso precedente, che il verbo è principio efficiente di tutte le creature, le quali per lui furon fatte, e le celesti, e le terrestri, e i corpi visibili, e gli spiriti invisibili, e tutti gli ordini angelici, tutto fu creato per lui, come causa efficiente, e tutto a riflesso di lui, vale a dire per lui, come causa finale, affinchè di tutte le cose fosse egli Signore.

1,17:Egli è avanti a tutte le cose, e le cose tutte per lui sussistono. Egli precede tutte le cose in dignità, e in origine, perchè è eterno, ed è Dio; e tutte le cose a lui debbono la loro sussistenza, e conservazione. Nuova evidente prova della divinità del Verbo, perchè non è men propria di Dio la conservazione, che la creazione delle cose.

1,18:Capo del corpo della Chiesa. Capo di tutta la Chiesa, che è il corpo di lui, Ephes. I. 22
Il principio. Principio di tutte le cose, come si è detto, ma particolarmente principio della sua Chiesa, e principio di rigenerazione, e, come dice altrove Paolo, della nuova creazione, secondo la quale riceviamo da lui il nuovo essere, e la nuova vita, ch'egli comunica ai membri del suo mistico corpo colla sua grazia.
Il primo a rinascere dalla morte. Considera Paolo la risurrezione, come una nuova natività. Dice adunque, che Cristo è il primo trai risuscitati. Il primo, perchè di tutti maggiore; il primo, perchè tra tutti egli solo per sua propria potenza risuscitò: il primo, perchè la risurrezione di lui è causa e modello della risurrezione degli altri uomini.
Ond' egli abbia in ogni cosa ec. Onde in tutte le cose abbia egli sempre il primato, e quanto ai doni della grazia, de' quali egli è il principio, e quanto ai doni della gloria, perchè egli è il primogenito, l'erede, il Signore.

1,19:Conciossiachè fu beneplacito (del Padre) che in lui abitasse ogni pienezza. Fu volontà di Dio, che nell'uomo assunto dal Verbo in unità di persona, risedesse perpetuamente, e inseparabilmente la pienezza della divinità, e con essa la pienezza di tutti i doni.

1,20:E che per lui fosser riconciliate seco tutte le cose, rappacificando, ec. E fu ancor volontà di Dio, che per lui, e non per mezzo di alcun Angelo (come dicevano i Simoniani) fosse operata la riconciliazione di tutte le cose con Dio, togliendo per mezzo del sangue sparso da Gesù Cristo sulla croce, le nimicizie, che erano tral cielo e la terra, tra Dio e l'uomo, tra l'uomo e gli Angeli. Ephes. 1. 10. Aug. Enchirid. cap. 61. 62.

1,21-22:E voi, che eravate una volta avversi, e nemici di animo per le male opere, ec. E voi pure, i quali una volta eravate avversi dal culto di Dio, dal Cristo, dalla speranza di salute, e nemici di Dio per le scelleraggini, che accompagnano l'empietà, voi pure ha Dio riconciliati seco per mezzo del vero carnale corpo di Cristo offerto alla morte per voi. Dio, il quale era in Cristo, e in Cristo riconciliava seco il mondo (2. Cor. 5.), ha eseguito, dice l'Apostolo, si gran disegno con un istrumento in apparenza sì tenue, qual'è un corpo di carne, o sia la carne di Cristo immolata sopra la croce.
Affine di presentarvi santi, ec. Spiega il fine di questa riconciliazione, che è la santificazione de' fedeli riconciliati, i quali sono ornati da Dio di quella santità, e purità, e schiettezza di costumi, che rende l'uomo commendevole non dinanzi agli uomini, ma dinanzi a Dio. Vedi Ephes. I. 4.

1,23:Se però perseverate ben fondati, e saldi ec. Ma per conseguire sì alto fine fa d'uopo, che voi perseveriate fermi e stabili nella fede, la quale è il fondamento della fabbrica spirituale, nè per alcuna esterna violenza vi di stacchiate dalla speranza de' beni celesti promessi dal Vangelo.
Ascoltato da voi, e predicato ec. Non a caso l'Apostolo, dopo aver esortati i Colossesi a tener ferma la fede, e a star saldi alle speranze proposte nel Vangelo, aggiunge, che questo Vangelo ricevuto, ed accolto dai Colossesi, era stato già predicato a tutte le nazioni, e a tutti gli uomini della terra; imperocchè con questo dimostra l'adempimento della profetica parola di Cristo: predicate il Vangelo a tutte le creature, Marc. XVI. 15. Grande argomento per confermare nella fede, e nella speranza i cristiani.

1,24:Io, che adesso godo di quel che patisco per voi. Di questo Vangelo son io ministro, ed è tanto infallibile la verità dello stesso Vangelo, che volentieri, e con gaudio sopporto i miei patimenti per confermare voi nella fede.
E do nella carne mia compimento a quello, che rimane de' patimenti di Cristo, a pro del corpo di lui, ec. La redenzione di Cristo è piena e perfetta, e infiniti sono, e inesausti i meriti e la virtù del sangue, che egli sparse per noi. Non vuol dire adunque l'Apostolo, che la passione di Cristo abbia bisogno di supplemento, o che alcuna cosa debbano ad essa aggiungere i patimenti de' santi, ma considerando Gesù Cristo e la Chiesa come una sola persona, della quale il capo è Cristo, e i giusti sono le membra, e sapendo ancora, come è volere di Dio, che a imitazione del loro capo debban patire, e portar la loro croce anche i membri per arrivare alla gloria, i patimenti che soffrono gli stessi membri figura come sofferti dal medesimo Cristo per l'intima connessione di amore, e di carità, che regna tra questo e quelli; onde con enfasi grande dice Paolo, che quello ch'egli soffre nella sua carne, è per compiere per la sua parte la misura di que' patimenti, che Cristo soffrirà ne' suoi membri sino alla fine del mondo.

1,25:Secondo la dispensazione di Dio fatta a me per voi. Secondo la provida disposizione del padre di famiglia, il quale distribuisce nella sua casa il suo uffizio a ciascheduno de' servi, e tutto per il bene generale della famiglia nel qual ben generale trova ciascheduno de' domestici il suo bene particolare. Principalmente però il ministro della Chiesa è fatto, e consagrato al servigio del corpo dei fedeli, come tante volte ha già detto l'Apostolo.
Affinchè io dia compimento alla parola di Dio. Affinchè io riempia tutti i luoghi della terra della predicazione del Vangelo o da me stesso, o per mezzo de' miei discepoli.

1,26:Mistero ascoso ai secoli, ed alle generazioni, ec. Questa parola, che io predico, contiene il mistero di Cristo rivelato alle genti. Questo luogo è totalmente simile a quello dell'epistola agli Efesini, III. 5.9.

1,27:Ai quali volle Dio far conoscere, quali siano te ricchezze della gloria di questo mistero tralle nazioni, che è Cristo. Ai santi Apostoli, e profeti del nuovo testamento volle Dio far conoscere le immense ricchezze di gloria (cioè di misericordia, di potenza, e di sapienza, che a Dio procurano tanta gloria) contenute in questo mistero predicato alle genti, del qual mistero il subietto egli è Cristo abitante in voi, autore della speranza, che voi avete della eterna gloria nel regno, celeste.

1,28:Cui noi predichiamo, correggendo ogni uomo. Lo stesso Cristo è quello, che noi Apostoli annpunziano, correggendo gli uomini, vale a dire, richiamandogli dalla pravità de' loro costumi alla purità della vita cristiana, e comunicando loro la sapienza del cielo per rendere perfetto l'uomo mediante la cognizione del vero, e mediante l'amore e la pratica del bene e della pietà. Ecco l'obietto, a cui non potè mai pervenire la filosofia del secolo, ed a cui mirabilmente condusse gli uomini il Vangelo.

1,29:Secondo l'operazione di lui, la quale ec. Confidato non in me stesso, ma in Cristo, la grazia del quale opera in me efficacemente, e idoneo rendemi a fare, ed a patire tutto quello, che esige da me il mio ministero.

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